Chiediamo scusa a Usain Bolt e Justin Gatlin, padroni mediatici del mondiale di atletica nel Nido di Pechino, perché la quinta giornata di gare che li ha visti duellare a distanza nelle semifinali vinte facilmente sui 200, dominatori senza grinze, 19"95 il re dei 100 e 19"87 l'americano, spalanca porte antropologiche sportive che sembrano più importanti del loro infinito faccia a faccia da ballo Excelsior.
Oggi alle 14.55 ora italiana ci sarà la rivincita fra il grande giamaicano e il peccatore di New York nella corsa che per noi italiani è storia gloriosa, da Berruti a Mennea, una distanza e una gara dove, forse, avremo anche qualche notizia decente a Pechino visto che la guardia forestale di Villafranca, veronese di nuova generazione, Giulia Hooper, ha passato il turno dei 200 in 22"99, finalmente una che si è migliorata come purtroppo non ha fatto in qualificazione la martellista Salis che è stata eliminata con il 24° risultato.
Sul teatro di Pechino, però, i sessantamila del nido hanno chiamato alla ribalta per una grande ovazione i protagonisti di finali che santificano il nuovo sport africano, due medaglie nel giavellotto, vittoria sui 400, dando altri due ori al Kenia, mortificato al mattino, però, dalla squalifica per doping di due atlete, mettono l'oro al collo nella gara del salto con l'asta alla piccola (1.61) palla di cannone cubana Yarisley Silva, nella giornata del triste ricordo per la tragedia di Kira Grunberg l'austriaca rimasta paralizzata.
Dicevamo della giornata in chiaroscuro dei keniani che prima vedevano allontanare dalle gare, per presunto doping, la quattrocentista Joyce Zakary che in batteria aveva fatto il record nazionale con 50"41 e poi non si è presentata alle semifinali, e l'ostacolista dei 400 Koki, ma poi si rimettevano dietro lo scudo delle tante vittorie. Che vincessero i 3000 siepi con Keine Jepkemboi (9'19"11), oro davanti alla tunisina Ghribi (9'19"24), quinta medaglia africana del giorno, era prevedibile, ma che mettessero sul podio più alto un giavellottista, questo proprio non se lo aspettavano in molti.
Il prodigio, al terzo lancio, atterrato a m. 92.72, è stato del ventiseienne Julius Yego, nato nel distretto Nandi, sul fiume Saba, spalle da Ercole, non certo nato per correre, ma, considerando la stazza, affascinato subito dal giavellotto visto in televisione quando il re era il ceco Zelezny. Primi lanci promettenti e allora un osservatore della federazione mondiale gli proponeva una borsa di studio per andare in Finlandia, la terra dove questa specilità è religione e i bambini ci giocano già alle elementari. Lo hanno mandato al centro di Kourtane, in Ostrobotnia, la città del grande architetto Alvar Aalto, una casa di ghiaccio per chi veniva dal Kenia. Non si è depresso, anzi, ha imparato così bene che ieri si è messo alle spalle, oltre all'egiziano El Sayed (88.99), altra rivelazione, anche il trentatreenne Tero Pittkamaki (87.64), gloria di Finlandia, oro mondiale ad Osaka nel 2007.
Ma la festa africana non era ancora finita, perché nella gara che ti ruba l'anima, i 400 piani, un ventitreenne sudafricano di Città del Capo, il coraggiosissimo Wayde Van Niekerk, cognome boero, simbolo della nuova nazione voluta da Mandela, vinceva l'oro in 43"48, tempo mondiale dell'anno per uno che si era presentato a Pechino con un record di 43"96. Quando si dice dare tutto in una corsa, come ai tempi di Liddle: ecco, il nostro Wayde ha fatto proprio così anche se poi hanno dovuto portarlo fuori dallo stadio in barella. Non poteva fare di meno per battere l'americano Lashawn Merrit, il ventinovenne della Virginia, campione del mondo a Mosca due anni fa, e Kirani James, il ventitreenne caraibico di Grenada, studente in Alabama, che sbalordì tutti vincendo a 19 anni il mondiale di Daegu e, l'anno dopo, le Olimpiadi di Londra.
Nello stesso giro di pista, ma con ostacoli, un oro anche all'Europa che con Zuzana Hejenova, la
ventinovenne ceca di Liberec, bissava il successo mondiale di due anni fa a Mosca.Oggi (diretta Raisport 1): semifinali dei 200 f. (Hooper) alle 13.35. Finali (dalle 13): martello f., triplo m., 400 f., 200 m.
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