Bonnici: «Ecco come è apparso il gol fantasma»

«Quanto alla regia unica, nessun rischio grande fratello: diamo tutto»

Filippo GrassiaPopi Bonnici è lo storico ex regista di Mediaset al quale la Lega Calcio ha affidato nella scorsa estate la scelta e la formazione di un gruppo indipendente di registi con i quali gestire la produzione delle partite di Serie A. Nella trentennale carriera ha vissuto ogni tipo di esperienza. Ma anche per lui c'è stata una prima volta: la messa in onda di quello che veniva chiamato gol fantasma, il gol di Pepe in Chievo-Roma.Ci spieghi cosa è successo in quel frangente.«Il regista ha ricevuto il segnale dall'Hawk-Eye, la società della Sony che cura la goal-line-technology, e l'ha subito mostrato ai telespettatori. Le immagini, chiarissime, coniugano la parte grafica con quella tradizionale e rappresentano la sintesi delle sette telecamere poste a guardia, per così dire, di ogni porta. L'elaborazione finale è pressoché perfetta, il limite d'errore è quantificabile in pochi millimetri».Ma voi avete accesso a queste riprese?«Solo a quelle provenienti dalla telecamera più in alto».È un calcio sempre più televisivo...«Ne parlerei in termini positivi perché la nuova tecnologia emette il suo verdetto in un paio di secondi e cancella qualsiasi tipo di polemica». Nell'ultimo workshop ha posto dei paletti sulle immagini da trasmettere. Ma non c'è il rischio di fuorviare la realtà?«Neanche per idea. Figuriamoci se vogliamo nascondere qualcosa ai network che utilizzano le nostre produzioni e ancora più ai telespettatori. Ci salterebbero tutti addosso. È cambiata la linea editoriale. Come in Inghilterra o negli Stati Uniti vogliamo esaltare la spettacolarità del gioco e le emozioni del pubblico a discapito degli aspetti più beceri».Ma se accadessero fatti simili a quelli che hanno stoppato Serbia-Italia o ritardato la finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina?«Li riprenderemmo, mandandoli in onda il tempo necessario per far capire cosa succede. Sarebbe grave se ci arrogassimo il diritto di censura, magari preventivo. Ma non ci soffermeremmo a lungo su immagini che rischiano di creare emulazione e consentono ai violenti di farsi pubblicità gratuita a spese del calcio. Al brutto antepongo il bello senza ingannare la gente sul fatto che è tutto bello».Cosa ha consigliato, in soldoni, ai registi?«Di trasmettere i gesti più significativi come l'ultima prodezza dello juventino Dybala. Di mostrare le azioni da gol nella loro completezza, vedi la prima rete di Ilicic a Palermo. Di cercare fra gli spalti i volti sorridenti dei bambini, la gioia o il dramma dei tifosi. E, per quanto possibile, di non soffermarsi sugli spalti vuoti. Il calcio senza tifosi non è calcio».È soddisfatto del risultato?«Siamo a buon punto con i registi, alcuni arrivano da sport diversi dal calcio, come l'Atp di tennis o il Ferrari Challenge, senza pregiudizi di alcun genere. È un fatto culturale che porterà a una nuova generazione di professionisti».Ma cosa accade con le telecamere personalizzate di Sky, Mediaset o Rai?«Che ciascuna testata manda in onda cosa preferisce. Se una emittente vuole inquadrare per 15' il violento di turno, faccia pure.

Noi ci comportiamo come l'Ansa, poi ciascuno è libero di usare il prodotto come vuole o di implementarlo in base ai diritti e alle risorse. È la differenza che passa in Inghilterra fra il Financial Times e i quotidiani popolari come The Sun. Noi siamo il Financial Time, mi si perdoni l'eresia».

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