Dortmund Non è la Premier League, dove su 20 allenatori ben quattro vengono non solo dai Paesi Baschi ma addirittura dalla stessa provincia, Gipuzkoa, la medesima tra l'altro di Xavi Alonso. Ma agli Europei una certa concentrazione di tecnici di identica provenienza c'è: non regionale ma nazionale, e sono gli italiani. Cinque su 24: Luciano Spalletti, Marco Rossi (nella foto) , Vincenzo Montella, Francesco Calzona e Domenico Tedesco, nato a Rossano Calabro e cresciuto nel distretto di Esslingen, Stoccarda. Italia, Ungheria, Turchia, Slovacchia e Belgio, le ultime due avversarie nel girone E, già alla prima partita, lunedì 17.
Ad aprire sarà Rossi, oggi pomeriggio alle 15, a Colonia: un interessantissimo Ungheria-Svizzera che completa il girone A aperto ieri da Germania-Scozia. Cittadino ungherese da otto mesi, Rossi ha lavorato bene a livello di club, portando nel 2017 la Honved a vincere il campionato dopo 24 anni, e il suo arrivo in nazionale è stato quasi scontato. Con esso, una visione tattica che col tempo è diventata una delle identità più forti di questi Europei. Non solo una progressione lenta, ma anche una serie di deflagrazioni emotive e agonistiche: il clamoroso 4-0 esterno all'Inghilterra, due anni fa, e il combattutissimo 2-1 sulla Serbia che lo scorso 14 ottobre lanciò la volata per la qualificazione. Tre anni fa, in un girone orrendo con Portogallo, Francia e Germania, l'Ungheria finì con una netta sconfitta contro i lusitani e due pareggi, ma stavolta c'è più ferro e meno argilla. Tedesco è partito forte col Belgio, 10 vittorie e quattro pareggi nelle prime 14 partite, tanto da vedersi prolungato fino al 2026 il contratto inizialmente in scadenza a fine Europei. Il suo compito ora però è difficile: il girone non sembra essere tremendo ma la rosa a disposizione è in buona parte quella che ormai a tappe biennali, dal 2018, rende meglio di quello che dovrebbe.
Degli altri, il percorso più fresco nella memoria collettiva è quello di Calzona, con le sue 16 partite alla guida del Napoli, 14 delle quali in Serie A, con tre vittorie, altrettante sconfitte e otto pareggi, ma molto meglio è andata con la Slovacchia, che mescola giocatori esperti e noti anche dalle nostre parti (Skriniar, Lobotka, Duda, Kucka) e altri di età minore come Bozenik, 24enne del Boavista, e Strelec, compagno di squadra di
Kucka nello Slovan Bratislava. E sono gli italiani anche i più numerosi tra assistenti allenatori, responsabili video o statistici di altre squadre: ben 12, sei dei quali nello staff di Calzona e tre in quello di Montella.
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