Brasile, una crisi generazionale senza fine

Cambia il ct, da Scolari a Dunga, non il risultato: tolto Neymar, non ci sono talenti

Brasile, una crisi generazionale senza fine

I sette gol in stile pallottoliere rifilati allo spaesato Haiti avevano illuso la tifoseria della canarinha, per un istante convinta di aver ritrovato un Brasile all'altezza della situazione. E invece la Copa America del Centenario, edizione di una mediocrità imbarazzante, ha messo a nudo i limiti di una seleção (rispedita a casa da un gol di mano del peruviano Ruidiaz) che sono di natura generazionale. Non è questione di manico (da Dunga a Scolari per tornare all'ex fiorentino), bensì di uomini. D'accordo manca Neymar, e in difesa Thiago Silva e Marcelo, ma in attacco Coutinho non è un fulmine di guerra, e mette paura solo ai brocchetti di Haiti, e Jonas, 32 anni, fatica persino a trovare una maglia da titolare nel Benfica. Se la bacchetta di direttore d'orchestra viene consegnata a tal Renato Augusto, ottavo in classifica nella China Super League con il Pechino Guoan, è evidente che il barile è stato raschiato fino in fondo. È crisi nera anche per l'Uruguay, messo in ginocchio dal Messico e persino dal sorprendente Venezuela del redivivo Rondon, qualificati al secondo turno a spese della Celeste. Tabarez però può far leva su qualche alibi: l'impressionante calo di forma di Cavani, che ha speso tutto a Parigi, e le precarie condizioni fisiche di Suarez, con il quale pare sia quasi venuto alle mani negli spogliatoi dello stadio di Filadelfia.

E allora non resta che salire al volo sul pullman dell'Argentina di Messi per trovare una strada praticabile verso una finale legittima. L'Albiceleste è la squadra più completa, e in attesa che la Pulce" diventi quel giocatore determinante ammirato da sempre a Barcellona, ma quasi mai in nazionale, Tata Martino si affida ai gol di Aguero, all'intelligenza tattica di Di Maria e alle chiusure di Otamendi. Per il resto, escludendo la valida Colombia di James e Bacca, è un pianto greco. In semifinale andranno una tra Stati Uniti ed Ecuador, mentre torna a casa il Costarica, rivelazione agli ultimi mondiali con il suo calcio da formichina, ma abbandonato dal portiere-eroe Keylor Navas, fresco vincitore della Champions col Real Madrid.

A dimostrazione dello scarso interesse per la manifestazione basti pensare che Navas ha scelto di farsi operare al tallone sinistro una settimana dopo la finale di San Siro. Abbandonando di proposito los Ticos al proprio destino.

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