Buffon da record: "Vi racconto io questa Nazionale"

Domani a Copenhagen festeggia 137 presenze. "Un primato importante ma non sarà l'unico"

Buffon da record: "Vi racconto io questa Nazionale"

Firenze - Gigi Buffon si gode la vista dall'attico Italia. Da domani a Copenaghen sarà primatista azzurro con 137 maglie, lassù più in alto di tutti. «Traguardo importante, ma non sarà l'ultimo». Buffon passa con serenità da un «Totti un immortale che fa la differenza», al ribelle Balotelli, ma Prandelli «ha fatto benissimo a chiamarlo in Nazionale». Cammina sicuro sul terreno minato dei corazzi razzisti: «La discriminazione territoriale è vicenda molto delicata...». Mentre la Juve «per tornare in vetta dovrà accelerare...». E ricorda al calcio italiano che «la Nazionale è il vero punto di riferimento dell'intero movimento, l'espressione più bella del nostro calcio, la cosa migliore da esportare, visto che i risultati sono decisamente superiori rispetto ai club».
Totti unico, dunque: «È immortale e se fosse così anche in prossimità del Mondiale, nessun allenatore, nessun giocatore, nessun tifoso avrebbe dubbi se portare o no anche lui in Brasile. Può fare la differenza, a qualsiasi età e su ogni palcoscenico».

Non si spegne la eco della chiamata azzurra di Balotelli. Il capitano non si tira indietro nel giudizio: «Se la convocazione fosse arrivata in mezzo alla squalifica anche le scelte del nostro ct sarebbero state diverse, invece è giusto così. Alla fine, come è normale che sia, è oggetto di discussione questa scelta del nostro allenatore, ma credo anche che l'unico che debba decidere sia proprio lui. Se ha voluto chiamarlo in Nazionale è perché aveva delle ragioni più che valide. Mario è stato squalificato 20 giorni fa e arriva qui nel momento in cui la squalifica è finita: è un ragionamento che non fa una grinza. Ho parlato con Balotelli? Sì, anche perché è vicino a me a tavola, ma non abbiamo affrontato questo discorso. In certi momenti, un ragazzo come Mario ha bisogno di allentare un po' la pressione mediatica che ha addosso e l'unico modo che conosco per farlo è scherzare o parlare di altro». Tema cocente: i cori razzisti: «Quella della discriminazione territoriale è una questione molto delicata, serve una presa di coscienza e di responsabilità da parte di tutti, per il bene del calcio. Vediamo se siamo maturi per farlo. Dobbiamo renderci conto che il confine tra campanilismo, sfottò, offese e discriminazione è labile. Come in ogni territorio minato si rischia di saltare in aria. Comunque il fatto che se ne parli credo possa portare tutti a trovare un punto di incontro, dobbiamo farlo per il bene del calcio. Dobbiamo anche valutare altri fatti: se un gruppo sparuto offende in modo forte e altri 50mila non si comportano così, ma al contempo non fanno nulla per prendere le distanze, anche questo deve far riflettere e spingere a responsabilizzare tutti, tv, presidenti ma anche chi partecipa ad un evento».

Siamo alla Juve, è il momento di aumentare i giri del motore: «La Juventus deve schiacciare sull'acceleratore per tornare in vetta in campionato. Temiamo sia Roma sia Napoli per lo scudetto, e io pure l'Inter. Quest'anno non mancheranno le rivali fino alla fine, ne siamo consapevoli e proprio per questo dobbiamo cercare di accelerare e ricominciare ad essere primi, magari ricreando un margine sulle altre sempre se fosse possibile. Ora anche vincendole tutte saremmo stati primi appaiati: significa che la Roma e lo stesso Napoli hanno avuto un inizio di stagione grandioso». È la Roma a sorprendere Buffon: «L'ho vista per la prima volta contro l'Inter e mi ha trasmesso tante sensazioni positive. È una squadra che ha grande fiducia e autostima, Garcia deve essere sicuramente un grande allenatore». Ma Gigi ammette pure che la difesa bianconera ha qualche problema: «Dobbiamo e possiamo fare meglio». Solo che Buffon vuole parare le critiche: «Abbiamo fatto un inizio di campionato sul quale molti hanno storto il naso, ma poi noto che su dieci partite ne abbiamo vinte sette e pareggiate tre, per cui questo mi fa anche sorridere. E l'aspetto positivo che emerge e che mi fa ben sperare è che abbiamo grandi margini di miglioramento per quello che riguarda le reti incassate. L'autocritica è giusta, l'autolesionismo no... Altrimenti ci si taglia quello che sappiamo e non si va da nessuna parte...».

E la Champions? «Dobbiamo cercare di confermarci e se possibile di migliorare. Ma non puntiamo a vincerla, significherebbe deragliare rispetto al nostro obiettivo. Magari ci aspettavamo di avere qualche punto in più dopo le prime due giornate».

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