Amare la fatica, per dare quel qualcosa in più. Federico Burdisso obbedisce a questo dogma e per lui si sono aperte le porte dell'Olimpo. Sì, perché in Italia mai nessun nuotatore era stato capace di centrare un podio olimpico nello stile a farfalla. Un modo di muoversi in acqua leggiadro e potente che richiede tecnica. Il giovane classe 2001, contrariamente a quello che il suo cognome potrebbe far pensare in ambito calcistico (l'ex difensore Nicolás Burdisso), sa interpretare la distanza dei 200 farfalla all'attacco: partenza a fionda, ritmo sostenuto e stringere i denti quando l'acido lattico divora i muscoli.
E così che l'atleta nostrano ha centrato il suo obiettivo, giungendo terzo alle spalle dell'ungherese Kristof Milak e del giapponese Tomoru Honda: «Non è stato uno dei miei migliori risultati a livello di tempo, ma in queste finali conta mettere la mano davanti e ce l'ho fatta arrivando terzo. Questa Olimpiade è un po' strana, faccio fatica ad accorgermi cosa sta succedendo in giro in questo periodo, ho avuto molto stress, non volevo neanche farla questa gara, ma adesso penso ai 100 con leggerezza e penso a conquistarmi un posto nella staffetta». Forte in vasca, ma anche fuori.
Lui nativo di Pavia, allenato da Simone Palombi, ha studiato per due anni a Mount Kelly in Inghilterra Matematica e Statistica e poi si è trasferito a Chicago (USA) presso la Northwestern University, prendendo parte al NCAA. Nella difficile coesistenza tra studio e sport, Burdisso vuol costruirsi il suo futuro trovando nell'acqua la sintesi tra ambizione e passione.
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