È stato portabandiera alle Olimpiadi di Tokio con Jessica Rossi. È il simbolo della rinascita del ciclismo italiano su pista. Una sorta di Pietro che posò la prima pietra per la ricostruzione del settore della pista che in questi anni ha generato i Ganna i Consonni e i Milan, anche se Elia Viviani è considerato il profeta.
Il 35enne campione veronese è stato tante cose: uomo della pista e della strada, cacciatore di tappe e di medaglie, oltre che di maglie, quelle di campione del mondo e d'Europa. Uomo che ha aperto, unito ed educato ad un nuovo corso, quello della multidisciplinarietà: eccome che la pista fa bene alla strada. L'ha detto, l'ha fatto e l'ha dimostrato con i risultati.
Ottantanove vittorie su strada, con cinque tappe al Giro, tre alla Vuelta e una al Tour. Una Classica di Amburgo e un Gp di Bretagna, un titolo italiano e uno d'Europa. Su pista l'oro olimpico dell'Omnium a Rio, il bronzo nella stessa specialità a Tokio e quella d'argento nella Madison con Simone Consonni qualche mese fa a Parigi. Due ori, due argenti e due bronzi ai mondiali, oltre a otto titoli europei. Insomma, un palmares di assoluto valore.
Una settimana fa Cordiano Dagnoni, sessantenne dirigente milanese (è di Limito, ndr), è stato riconfermato presidente della Federazione ciclistica Italiana. Una vittoria netta, nonostante gli exit poll lo dessero per sicuro perdente al cospetto della candidatura di Silvio Martinello, ex professionista, oro di Atlanta e oggi opinionista delle reti di Stato. Martinello è entrato nel conclave all'hotel Hilton di Roma Fiumicino da Papa e ne è uscito cardinale, nella più antica tradizione di chi la sa lunga prima della conta dei voti.
Per Dagnoni queste sono settimane importanti, animate da riflessioni da fare e decisioni da prendere prima di portale al vaglio del nuovo Consiglio Federale. C'è da scegliere il tecnico delle donne (in pole Marco Velo), dopo le dimissioni di Paolo Sangalli passato alla Lidl Trek e quello dei professionisti. Resterà Daniele Bennati? Forse, ma non è detto. L'idea suggestiva è proprio quella legata al nome di Elia Viviani che in questi giorni sta decidendo cosa fare da grande.
L'addio alle corse è più che probabile: a 35 anni non ha ancora trovato un contratto che lo soddisfi, ma la sua ex squadra, la britannica Ineos potrebbe decidere di inserirlo nel proprio staff tecnico, ma se ciò non avvenisse ecco che è pronta l'offerta della Federciclismo. Un ruolo da Ct degli stradisti con sguardo alla pista. Un portabandiera di un movimento quello su strada - che è in crisi e va rifondato, fin dal primo mattoncino. Non sarà Pietro, ma abbiamo a che fare con il profeta.
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