C'è un italiano tra i canguri. Giovinazzi, numero da circus

Erano sei anni che mancava un pilota tricolore in F1 Sostituisce Wehrlein in Sauber. È la grande occasione

C'è un italiano tra i canguri. Giovinazzi, numero da circus

Commozione a Melbourne. Antonio Giovinazzi, un ragazzo italiano, è stato scaraventato in pista appena sbarcato fra i canguri. Non gli hanno dato nemmeno il tempo di smaltire il fuso orario. È stato sufficiente un sms, «corri tu, preparati» e stamane era già in griglia ad attendere il semaforo con addosso casco, tuta, il peso del jet lag e la consapevolezza che sarebbe stata l'occasione della vita.

Preoccupazione a Melbourne. L'ordine costituito di uno sport che da sei anni impedisce ai piloti italiani di correre ha subito uno scossone. Il tendone del circo aveva uno sbrego e un pugliese talentuoso di 23 anni ci si è infilato. Ora dovrà inventarsi qualcosa per restarci dentro. Non illudiamoci, però. Sarà dura. Gli serve un'impresa sportiva o che non cessi il mal di schiena che tormenta quel tedesco di nome Pascal Wehrlein, talmente sfigato da sembrare un pilota italiano in F1. A dicembre, il giovane crucco della Sauber motorizzata Ferrari aveva perso il volante della Mercedes lasciata libera da Nico Rosberg; e a fine gennaio aveva lesionato le vertebre partecipando a una stupida e inutile corsa tipo Giochi senza Frontiere nota come «Race of Champions». In pratica era piroettato via.

E ieri gli è piroettato via il volante della monoposto. «Non ce la faccio a correre» ha detto al team dopo una notte insonne. C'è da domandarsi perché i dolori siano ricomparsi solo all'ultimo e dopo le libere e non all'indomani dei test a Barcellona. Non importa. Un italiano torna in F1. E che a nessuno venga in mente che tanta improvvisa grazia sia il primo effetto del dopo-Ecclestone o dello sbarco dei padroni americani di Liberty Media? Neanche per idea. Sei anni dopo l'ultima stagione con dei paìsa in pista, Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi, riecco uno di noi. Antonio è pugliese, veloce, non sbaglia i congiuntivi ed è vice campione del mondo di Gp2. Quattro anni fa, Davide Valsecchi, che il titolo Gp2 l'aveva addirittura vinto, era stato piazzato alla Lotus come terzo pilota. Mesi dopo, Raikkonen all'epoca nel team oronero, si era dato malato per alcune gare causa un mal di schiena e malumori da stipendio non ricevuto. La squadra anziché schierare il terzo pilota italiano, aveva cercato altri sponsormuniti.

Questo per dire che in F1 se sei italiano il rischio di fare l'eterno spettatore è palpabile anche se hai tutto per poter emergere. Il manager di Antonio, Enrico Zanarini, già alter ego di Eddie Irvine e Giancarlo Fisichella, ha sempre ripetuto che Antonio avrebbe corso solo da pilota pagato e non pagante». Così facendo è riuscito ad aprirgli le porte di Maranello nel ruolo di terzo pilota stipendiato ma con vista sulla Sauber motorizzata dal Cavallino stesso. Marchionne ha subito preso in simpatia il neo assunto, tant'è che a dicembre, benché avesse appena criticato Vettel, si era invece speso in belle parole per Antonio «lo abbiamo preso perché è un gran pilota, ma fa sicuramente molto piacere che sia un italiano».

Dopodiché, Wehrlein ha fatto quella bischerata a Giochi senza frontiere aprendogli, a fine febbraio, le

porte della Sauber per due giorni di test, e stamane la griglia di partenza del Gp d'Australia. Ieri, pronti e via, si è piazzato in Q1 a due decimi dal più esperto Ericsson, il compagno di squadra. Sorpresa a Melbourne.

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