Non tira aria fresca a Torino. La Juventus ha continuato il lockdown in coppa Italia, il Toro riapre i giochi, nel recupero contro il Parma, con l'ombra grigia di una classifica che potrebbe portarlo al peggio. Urbano Cairo si era battuto, inutilmente, per un avvio in tutta sicurezza ma anche per congelare i punti e dunque consolidare la salvezza, ha perso la battaglia politica perché i suoi sodali di cordata se la sono svignata, badando al denaro e basta. Si riparte con orari improbabili e mai frequentati dal nostro football.
Ovviamente le esigenze delle emittenti televisive hanno avuto la prevalenza sulla logica sportiva e agonistica, l'ultima partita serale in programma si concluderà appena prima della mezzanotte, sperando che non intervengano contrattempi e imprevisti che potrebbero, paradossalmente, regalare alla cronaca una novità assoluta, degna di racconti e barzellette: calcio d'inizio in un giorno, fischio finale, il giorno dopo. Sfiorando il ridicolo si gioca e, riflettendo sulle prime tre in classifica, si intuisce che la Lazio, alla vigilia della trasferta di Bergamo con l'Atalanta, mercoledì sera, aspetterà con perfidia il cadavere dell'Inter in campo domani sera contro la Sampdoria ma soprattutto i resti della Juventus che lunedì affronterà il Bologna di Mihajlovic. Sembra il calendario messo assieme da un bambino ma è tutta roba vera dei dirigenti del nostro calcio, già smascherati all'Olimpico, con la fragile e bizzarra esibizione del cantante Sylvestre. Dilettanti a dirigere professionisti, sono le belle cose del nostro sistema calcistico.
L'attesa maggiore riguarda la Juventus e il suo tecnico. Il tiro al bersaglio Sarri è un divertimento facile, lo stesso testicolante allenatore si presta al ruolo dell'orso del luna park. Offre la parte peggiore di se stesso, riserva per gli amici e affini, un privato che è esattamente all'opposto, per competenza, pulizia e gusti culturali, rispetto al look sciatto, sporco, trasandato e scurrile di ogni appuntamento. Ha deciso di indossare l'abito di vagabondo cosa che di certo non teneva in armadio, quando si presentava ai clienti come consulente finanziario di una banca toscana ma il problema riguarda più il club che lo stesso Sarri. Perché tra i doveri o responsabilità di una società (direi qualunque) come la Juventus ci sarebbero anche quelli di gestire, dirigere, pilotare i comportamenti e il linguaggio dei propri dipendenti. È un vizietto antico del club bianconero, accentuatosi nell'ultimo decennio con figure di alto livello professionale ma di scarsissima sensibilità e rispetto nei confronti del mondo esterno al club.
Sarri è un uomo libero in tutti i sensi ma la sua libertà, quando diventa villania di espressione, procura danni all'immagine della società e alla stessa squadra.
Quello dell'educazione e del rispetto nei confronti degli altri è un difetto comune di presidenti, alla voce De Laurentiis o Lotito, allenatori, calciatori, in disprezzo continuo per la stampa. Saremo più buoni, la frase è finita nel cestino. Si ricomincia come prima, peggio di prima.
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