Capello: "Finalmente il calcio, la locomotiva per tutti gli sport"

Fabio Capello, in esclusiva per ilgiornale.it ha dato la sua opinione circa la ripresa della Serie A, sulla lotta scudetto, sul caos attorno alle parole di Gasperini e molto altro ancora

Capello: "Finalmente il calcio, la locomotiva per tutti gli sport"

Fabio Capello nel corso della sua carriera è stato un grande giocatore, di ruolo centrocampista, e un altrettanto grandissimo allenatore. Il 73enne di Pieris, che compirà 74 anni il prossimo 18 giugno, dopo essere cresciuto nelle giovanili della Spal, dopo aver fatto il suo esordio in Serie A nel 1963 e dopo quattro anni trascorsi a Ferrara, tre nella massima serie e uno in Serie B, nel 1967 passa alla Roma dove in tre stagioni conquista una Coppa Italia.

Nel 1970 passa alla Juventus con cui in sei anni mette insieme 240 presenze totali e segna 41 reti vincendo tre scudetti. Capello chiuderà poi la carriera nel Milan disputando 87 partite totali, segnando nove reti e vincendo uno scudetto e una Coppa Italia. L'ex allenatore della Roma è stato anche una punta di diamante della nazionale italiana con cui raccolse 32 presenze e otto reti. La sua carriera da allenatore comincia presto nel 1986-87 dove prese in corsa per le ultime giornate la squadra allenata da Niels Liedholm che concluse poi la stagione al quinto posto della classifica.

La carriera da tecnico però comincia realmente nel 1991-92 con Capello che vince subito lo scudetto ripetendosi per tre anni di fila in Italia e vincendo la Coppa dei campioni nel 1994 contro il Barcellona di Crujff schiantato con un secco 4-0 nella finale di Atene. Capello in rossonero vince quattro campionati, una Champions League, una Supercoppa Europea e tre Supercoppe Italiane. Nel 1996-97 passa al Real Madrid e vince subito il titolo di campione di Spagna e nella stagione successiva torna al Milan con cui però si piazza al decimo posto.

Nel 1999-2000 diventa allenatore della Roma e l'anno successivo vince lo scudetto scucendo il titolo dal petto della Lazio che l'anno prima aveva trionfato beffando la Juventus che si impantanò a Perugia. Nel 2004-2005 approda alla Juventus e vince due scudetti, il primo revocato e il secondo assegnato all'Inter dopo lo scandalo Calciopoli. Nel 2006-2007 conclude di fatto la sua carriera da allenatore di club al Real Madrid mettendo in bacheca un altro titolo: la Liga. Dal 2008 al 2012 allena risultati alterni l'Inghilterra mentre dal 2012 al 2015 è stato ct della Russia. Chiude di fatto la sua carrieara da allenatore alla guida dello Jiangsu Suning dove resta in carica per poco più di nove mesi.

L'attuale commentatore e opinionista di Sky Sport in esclusiva per ilgiornale.it ha parlato della ripresa della Serie A, della lotta scudetto che vedrà impegnate Juventus, Lazio e Inter in un inedito finale di stagione condizionato dall'interruzione per la pandemia da coronavirus e di molto altro ancora

Capello, cosa ne pensa della ripresa della Serie A?

"Io sono sempre stato favorevole perché è giusto cercare di finire il campionato al fine di avere una classifica onesta e precisa e non solo, anche perché ci sono in ballo tante risorse economiche che in questo momento di crisi come questo possono risultare importanti non solo per le società ma anche per tutte le persone che gravitano e lavorano nel mondo del calcio".

Secondo lei si ripartirà troppo tardi guardando alla Bundesliga?

"Come al solito in Italia ci mettiamo sempre tanto tempo a decidere cosa fare, non abbiamo mai unità di intenti è difficile da trovare subito un'intesa su tutto. Le tante riunioni fiume senza mai decidere hanno inciso e non poco su questo ritardo. Penso che ognuno avrebbe dovuto esprimere i propri pareri ma in un singolo meeting e che poi si sarebbe dovuto decidere in fretta, qui invece sono state fatte riunioni senza poi decidere nulla. La tempistica, però, per come sono andate le cose la vedo corretta e in linea a questo punto. Forse avrei terminato poco dopo il campionato ma andrebbe ad intralciare le coppe europee".

Lei era uno dei quelli favorevoli al maxi ritiro mentre i calciatori erano in gran parte contrari. La pensa ancora nella stessa maniera?

"Io ero favorevole a riprendere il campionato per farlo concludere regolarmente per assegnare il titolo e per disegnare i piazzamenti per le coppe. Quando le nazionali disputano i mondiali non si fanno 40 giorni di ritiro? Se per una volta si chiede un sacrificio al calciatore in una situazione particolare e mai vissuta prima penso che non sarebbe successo nulla di male, non crede? Se penso alla gente che ha perso il lavoro e non solo...Il calcio è la locomotiva di tutti gli sport che io seguo con attenzione e che amo molto".

Le parole di Gasperini "Ho avuto il coronavirus" hanno suscitato grande clamore in Italia e in Spagna: cosa ne pensa?

"Si parla di un periodo storico in cui non si conoscevano bene ancora i sintomi. Chi era positivo andava in ospedale mentre sul resto non si sapeva nulla, trovo tutto molto esagerato sinceramente. Se poi pensiamo a quello che hanno combinato tanti Stati a non chiudere prima il tutto. Non è stata una cosa facile da gestire per nessuno ma non penso che Gasperini abbia sbagliato a fare niente, magari al tempo pensava di aver contratto una semplice influenza e solo qualche giorno fa, a fine maggio, si è scoperto che lui avesse contratto il virus".

Sarà una lotta scudetto a due o a tre? Crede nel ritorno dell'Inter?

“Questa è una volata davvero particolare e tutto dipenderà da chi prenderà la ruota giusta. Se una di queste tre squadre imbrocca un trend positivo e vola in testa allora può succedere qualcosa di particolare. Anche l’Inter è ancora dentro a questa lotta, ci sono sempre partite interessanti da disputare e non si sa quale sarà la condizione fisica delle squadre. Tutto è un rebus, ma per tutti e quindi si parte alla pari. E poi mancherà il fattore campo, il pubblico, e questa sarà una componente da non sottovalutare".

Lei è stato un grande allenatore, qual è stata la sua più grande soddisfazione della sua carriera?

"Tutti i titoli conquistati mi hanno dato una grande soddisfazione, poi l'appetito vien mangiando è chiaro. Le vittorie più belle sono le prime quindi il primo scudetto, la prima Coppa Campioni, la prima Supercoppa Europea sono quelle che mi hanno dato maggiore soddisfazione ma ovviamente tutte le vittorie mi hanno dato grande motito d'orgoglio".

Qual è invece il più grande dispiacere?

"Il più grande dispiacere è stata la finale della coppa Intercontinentale a Tokyo contro il Velez Sarsfield (il Milan perderà 2-0 contro gli argentini; ndr)".

Lei in Italia ha allenato Roma, Milan e Juventus: è rimasto legato a tutte e tre o con i rossoneri è l'ambiente con cui è rimasto maggiormente affezionato?

"Al Milan sono stato prima calciatore, poi allenatore, poi

dirigente. Diciamo che è quello che in cui ho lavorato più a lungo. Diciamo che dovunque ho lavorato quindi anche alla Juventus, alla Roma e al Real Madrid mi sono sempre trovato bene e ho lavorato alla grande".

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