Angela Carini is back. La «scugnizza» di Caivano è ritornata sul ring dopo essere stata «reietta» a Parigi 2024 e annientata dal politicamente corretto. Anche se alle ultime Olimpiadi qualcosa l'ha certo sbagliata anche lei; e non gliel'hanno perdonata. Come dimostrano i fischi che ieri hanno accolto la proclamazione della sua vittoria ai campionati italiani di pugilato contro una coriacea Daniela Golino dal pugno di sicuro meno doloroso della famigerata Imane Khelif.
Un fantasma - quello della pugile algerina «intersex» - di cui Angela farà fatica a liberarsi completamente. Perfino ora che i Giochi delle polemiche sono acqua passata, perfino ora che ha conquistato l'ottavo titolo nazionale, perfino ora che è diventata «maestra di tecnica pugilistica» nella palestra «Pino Daniele», cuore pulsante di una terra amara dove la boxe, oltre che sport, è metafora di vita condannata a prendere e dare cazzotti. Un'esistenza costruita sui pugni. Roba che fa male e che Carini ha sperimentato in 110 match nei quali non si è mai tirata indietro. «Coraggiosa», la definiscono tutti così. Eccetto in quel maledetto primo agosto 2024 quando - bloccata forse più dalla pressione mediatica che da timore per l'avversaria - decise di ritirarsi dopo 46 secondi dalla campanella del primo round. Bastò un pugno della testosteronica Khelif a farle abbandonare il ring: forfait che però ebbe il merito di rilanciare un caso (sportivo e scientifico) da sempre irrisolto. Sta di fatto che Angela si ritrovò al centro dei Giochi, e di un gioco più grande di lei. Travolta da accuse ingiuste.
Carini da allora è rimasta in silenzio, rotto solo qualche giorno fa da una intervista in cui, poco opportunamente, se l'è presa con le compagne azzurre, colpevoli - a suo dire - di non averle espresso «sufficiente solidarietà nei momenti più difficili»; ma pronta è arrivata la replica della squadra: «Sei stata tu a isolarti e a crederti superiore alle altre». Ieri Angela, quando l'arbitro le ha sollevato il braccio in segno di vittoria, ha avuto un gesto di stizza verso il pubblico. Qualche fischio isolato ha aperto vecchie ferite.
Ieri le
hanno chiesto a chi dedicasse il trionfo. Risposta: «Agli allievi della mia palestra e a papà che non c'è più». Per Angela, i nuovi pilastri di oggi e il vecchio pilastro di ieri. Fondati su 4 parole: «Sono orgogliosa di me».
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