L'uomo dal tocco d'oro si era ripresentato dicendo: «L'Italia deve tornare a fare paura». Ha fatto di più: è tornata a vincere, «e ora testa a Parigi, alle Olimpiadi» sprona. Ci voleva il baffuto Porthos di tante battaglie, alias Stefano Cerioni, per ricordare al mondo che l'Italia del fioretto è una splendida armata di vincitori e medagliati seriali: siano uomini o le ragazze che tramandano, ormai, una immortale tradizione del Dream team. Richiamato dopo le olimpiadi bianche (nel senso di senza ori) di Tokyo, ha messo poco per ricordare a tutti che la tecnica italiana è da primi del mondo, la voglia agonistica pure, forse mancava un condottiero a tinte forti e sangue vincente. Ci ha pensato Elisa Di Francisca, non a caso sua ex allieva, legata a lui anche da un sentimento, a lanciare l'urlo che servisse da sveglia al mondo azzurro del fioretto. Chi doveva intendere, ha inteso e Cerioni è tornato. E nel giro di due anni, ecco medaglie, trofei e l'incredibile sequenza di questa stagione: quattro ragazze ai primi quattro posti all'europeo, tre ai primi tre posti del mondiale.
Dovevate sentirlo ieri, mentre urlava a squarciagola per incoraggiare le spadaccine. Porthos urla e incoraggia, consiglia con la raffinatezza tecnica che lo ha portato ad essere un vincente da atleta e con l'occhio del tecnico che vede il barlume di speranza. Del resto si sapeva, che Porthos era un tecnico di valore ed aveva lasciato la nazionale nel 2013 per scoprire nuovi mondi e lanciarli al successo. Sangue caliente della Madrid in cui è nato, tecnica affinata alla nobile scuola di Jesi, ormai alla soglia dei 60 anni può sentirsi nella bacheca degli Indimenticabili.
E pazienza se qualche ex allieva nemmeno lo saluta quando si vede sconfitta da una italiana. È successo ieri con la francese Thybus, appunto una sua ex, sconfitta dalla Errigo. Lui tende la mano, lei si gira. E allora lui ce la manda. Anche così si vince.
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