Con le sue accelerazioni, sembrava catturare a sé i fasci di luce luminosi, proiezioni di linee rette convergenti verso il punto di osservazione. Oggi, l'Enterprise, non è tanto anni '70 di Star Trek. L'astronave che cattura il tempo e tenta di anticiparlo è l'International broadcast centre e per trovarlo non serve scrutare nelle galassie, ma spostarsi nella terra di legnameé, centro di gravità del più futuristico centro di tecnologia applicata al calcio.
A Lissone, Brianza del fare e non ostentare, negli stessi locali, oggi di Ei Towers, dove a fine anni '80 l'Elettronica Industriale di Adriano Galliani catturò l'attenzione di un giovane Silvio Berlusconi, interessato ad attingere alla capacità di distribuzione dei segnali televisivi per la sua Telemilano, che già sognava di diventare, da grande, Canale 5.
Gli spogliatoi per gli arbitri del VAR
Salirvi a bordo, per gli arbitri di Serie A e B, significa mettersi al pannello di controllo di un calcio automatizzato come non mai. Solo che al posto della tuta spaziale, basta fermarsi davanti agli armadietti da spogliatoio di calcio, indossare divisa di gara e presentarsi virtualmente a bordo campo di ogni stadio d'Italia. È in quelle stanze che si dirimono attraverso le postazioni Var le questioni calcistiche più spinose in tempi brevi. Che saranno, dalla prima giornata di ritorno, brevissimi: visto che in campionato sarà introdotto il fuorigioco semiautomatico, sperimentato giovedì 18 in Arabia Saudita nella Supercoppa Italiana tra Milan e Inter. Investimento da oltre un milione di euro e variegate ricadute economiche.
La scelta degli standard di trasmissione in base ai mercati esteri
La «casa del Var» riceve e trasmette dagli stadi d'Italia attraverso 270 chilometri di cavi in ultra-hd, con un grande server presente al primo piano della struttura. Ogni singola partita di campionato è veicolata in tre differenti standard qualitativi, che partono dalle 15 camere campo per le partite di fascia C alle 19 della B, sino alle 21 della massima categoria: in ogni turno di campionato, viene trasmessa una partita di fascia A, 2 di fascia B e il restante con gli standard di categoria C. Secondo un criterio di alternanza ed equità, indipendentemente dal numero di abbonati o di tifosi di ciascun club, ma tenendo semmai in considerazione l'orario della partita e il fuso orario di trasmissione sui mercati nordamericani e asiatici, oltre che lungo le nuove frontiere del Middle East e del Nordafrica.
Le cabine di commento in arabo
Sì, perché il Centro Var lissonese è regia nazionale per i titolari dei diritti di trasmissione delle gare (Dazn e Sky), ma anche regia internazionale per i segnali diffusi nel mondo. Un Grande Fratello non dittatoriale come quello di Orwell, semmai attento ad assecondare necessità dei mercati stranieri. Con grafiche modulabili per i differenti sponsor regionali, di betting e non solo. Una differenziazione che si rende evidente sia nel pacchetto di vari highlights delle partite, con variazioni temporali dai 90 ai 13' di lingua: italiano, inglese e arabo, con particolari accortezze per tutte le sue sottovarianti dialettali. Per questo, apposite cabine di commento in lingua sono state predisposte sul lungo corridoio che separa gli stanzini di commento tecnico dalla moderna open space area dedicata ai social media.
Il primo archivio dati
Si gioca di anticipo, anche nel creare il bisogno e il modo di appagarlo. Come la creazione di un archivio tecnico delle partite e degli highlights: un'unica banca dati che sino ad ora era spacchettata tra i vari titolari dei diritti, fossero essi i club individuali, licenziatari o soggetti terzi. Uniformare in un unico ambiente virtuale l'archivio video dei segnali privo però dai diritti di commercializzazione è un passo in più verso la valorizzazione del prodotto e di quello che sarà. Un potenziamento dell'offerta che si misura con la prima delle variabile: gli stadi. Impianti nuovi e performanti (come ad esempio lo Juventus Stadium, la Dacia Arena di Udine, il Mapei Stadium di Reggio Emilia) rappresentano l'eccezione della regola per cui, in Italia, la questione impianti è da tempo al centro del dibattito. Tra un campionario di proprietà miste e singole specificità, che a Lissone tentano di uniformare. Come ad esempio la luminosità dei terreni di gioco trasmessa dal segnale.
Da Churchill alla stanza con il pulsante rosso
Per Luisella Fuso, head of media operations and broadcast della Lega Serie A, «non conta comunque il numero delle camere, quanto saperle usare. Lo story telling è la priorità». Ed è per questo che la in questa Casa Bianca di tecnologia, il vero segreto della stanza ovale è nelle persone. Lì dove si decidono le sorti di quel gioco che «gli italiani praticano come se fosse una guerra, salvo poi fare la guerra come se fosse un gioco», direbbe Wiston Churchill. Non manca nulla, neanche il fatidico pulsante rosso, accanto a un più rassicurante tondino di colore verde. Funghetto plastificato da premere in caso di calcio di rigore o di convalida dei check in corso. E poi tablet, con impostazioni già definite sulle differenti situazioni di gioco soggette al Var e Avar, e una cameratesca suddivisione in 8 cabine, ciascuna adibita a uno stadio differente. Con possibilità di caricare replay da tutte le telecamere presenti allo stadio.
Riduttivo pensare che tanta efficienza commisuri la virtù al vizio del sospetto, in un paese «dalla vocazione a polemiche senza eguali», ha scherzato Luigi De Siervo, ad della Lega Serie A. Più opportuno sottolineare come dopo Var e goal line technology, la Lega Serie A sia la prima ad adottare il fuorigioco semiautomatico: perché la storia, in fondo, è ancora tutta da scrivere.
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