Poi ti avvisano che se ne è andato anche Francesco. Francesco chi? Morini. Di infarto. Impossibile, mai visto con una sigaretta, mai visto sregolato, con la pancia, ubriaco in qualche night. Un fulmine di Giove se l'è portato via di notte. Francesco Morini aveva settantasette anni e quando rispolveri l'agenda scopri che il tempo è passato in fretta e i ricordi scivolano via maledetti, incominci a contare le figurine strappate dall'album, Paolo, Mauro, Gianfranco, compagni di viaggio che sono scesi dal treno.
Morini lo chiamavano Morgan perché quando c'era l'arrembaggio nei sedici metri lui era il pirata, bello e biondo, il sosia di Nino Ferrer. Giocava da stopper nel senso etimologico, stoppava chiunque si presentasse dinanzi a lui, non aveva piedi delicati, anzi un giorno quel maligno di Luis Carniglia, argentino allenatore della Juve, per pochi mesi, a domanda specifica così replicò: «Se Morini indovina un passaggio te regalo una casa», con la cantilena di chi prende per il tutto il mondo che sta fuori Baires.
A memoria un altro episodio di allenamento: campo Combi, a ridosso dell'ospizio, Helmut Haller parte sulla fascia correndo davanti a un gruppuscolo di giornalisti, era questo il privilegio ormai scomparso. Nel silenzio, una voce improvvisa: «Tedescooo!», dalla parte opposta del campo, Morgan segnala di essere libero per eventuale passaggio. Haller si ferma, mette il pallone sotto i tacchetti, alza un braccio e risponde: «Tu non chiama, io ti veda», Francesco abbassò il capo e tornò al domicilio di difesa, dal quale mai sarebbe uscito, l'almanacco ricorda che in 569 partite mai arrivò a realizzare un gol, nemmeno nelle amichevoli di apertura a casa Agnelli, Villar Perosa.
Era elegante di fisico, asciutto, toscano di cadenza ma mai presuntuoso e arrogante come certi suoi sodali, poi allenatori di grido. Ferruccio Valcareggi gli preferì altri marcatori ma lui non ne fece un problema, dopo la Sampdoria di Bernardini andò alla Juventus vincendo scudetti cinque e coppa Italia e coppa Uefa.
Uefa significa anche Heysel, Morgan era il team manager di quella notte, staffetta tra lo spogliatoio bianconero e gli uffici dei signori svizzeri, cercò di convincere il capo ufficio stampa, Rothenbuler, che non sarebbe stato opportuno giocare davanti a tanti morti.
Francesco si è portato appresso quella notte orribile, ne parlava con tremore e malinconia. Nella sua Versilia accoglieva i vecchi sodali, lunedì prossimo avrebbe aspettato Michel Platini con il quale aveva costruito una amicizia forte. È finita, Morgan, ma hai vissuto i migliori anni della tua vita.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.