In Cina a bordo dell'auto che guida davvero da sola

Per le strade di Shenzhen in giro sull'Aito M9, suv elettrico capace di cavarsela nel traffico caotico

In Cina a bordo dell'auto che guida davvero da sola
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Shenzhen - Clacson che risuonano e mezzi che cercano di infilarsi un po' ovunque: benvenuti nel traffico di Shenzhen. Per alcuni è un caotico ordine, per altri un ordinato caos, ma chiunque sarebbe d'accordo nel non considerarlo lo scenario ideale per un test di un'auto a guida autonoma ancora da sviluppare. Sarebbe meglio un quartiere cittadino poco trafficato o l'autostrada, molto più prevedibile.

Invece Huawei vuol testare la sua forza e sceglie proprio il traffico reale della metropoli cinese per un giro di prova sulla Aito M9, suv elettrico creato in partnership con Seres e che utilizza Harmony OS, l'intelligenza software di Huawei che serve a gestire anche la guida autonoma delle auto realizzate coi partner e vendute nei Huawei flagship store, i mega negozi dove si trovano smartphone, cuffie, laptop, smartwatch e anche le auto.

Fino a questa prova, ambientata in una Cina che ha recentemente dato una forte spinta legislativa ai test volti a creare il pilota automatico, tutti i modelli a guida semi-autonoma si erano dimostrati molto cauti nell'approccio al traffico. Più conservativi che spigliati e, in generale, troppo impacciati in uno scenario reale fatto di quel caotico ordine umano dove alla fine, non si sa come, il traffico cittadino scorre senza (troppi) incidenti.

L'uomo fa la differenza in queste situazioni grazie all'utilizzo dei suoi sensi, dell'intuito e dell'intelletto. L'auto, invece, deve far affidamento sui sensori, sulla programmazione e sull'imitazione in fase di apprendimento. Quella di Huawei ha imparato dalla gente del posto e così la Aito M9 è in grado di guidare come un abitante di Shenzhen.

Non si fa remore a cercare di infilarsi nella coda già formatasi per svoltare a destra quando, non per volontà di trasgredire ma perché a volte capita nel traffico intenso, si trova in una strada che di lì a breve obbligherà a procedere dritto.

Sulla Aito M9 di Huawei guidata dal computer le accelerazioni e le svolte non sono quelle da neopatentato che muove i primi passi al volante, ma paiono più vicine allo stile del tassista di Shenzhen che deve portare a termine la corsa il prima possibile: conosce bene la città e si muove con disinvoltura. Il risultato è impressionante: dal posto del passeggero si ha la perfetta visione per rendersi conto di come sembri quasi una magia. Il supervisore che siede al volante è pronto ad intervenire, ma non deve quasi mai farlo perché l'auto sceglie quando cambiare corsia per svicolare nel traffico come il più navigato dei conducenti. Sembrano azzardate, ma sono tutte manovre calcolate da un numero enorme di sensori e dal Lidar, il sistema che più di tutti aiuta l'auto ad avere questa spigliatezza. È un po' ingombrante forse, ma tutto sommato è ben integrato: se quella gobbetta sul tetto è il prezzo da pagare per queste prestazioni, ben venga.

Nel muoversi come uno del posto l'algoritmo resta comunque in grado di non far spaventare i passeggeri. Il sistema di guida autonoma, oggi attivo solo come sperimentazione e in modalità supervisionata dal conducente umano, trasmette la sensazione di conoscere bene i suoi limiti, anche negli spazi più stretti.

Dopo il traffico, è tempo di tornare alla base: la Aito M9 riesce persino a entrare in un garage sotterraneo.

Con stupore dei passeggeri, lo fa con molta più disinvoltura degli ultimi sistemi di guida autonoma all'interno di un parcheggio (valet parking senza pilota) che sono efficaci, ma hanno un passo da lumaca e fanno spazientire gli sfortunati che si trovano dietro a una vettura di questo tipo. Aito M9 di Huawei necessita della supervisione umana, è vero, ma guida in modo molto più spigliato.

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