Dalla Super Lega al Super Dubbio. Nelle stesse ore in cui il New York Times conferma che Gianni Infantino e la Fifa avevano dato il benestare al progetto di Florentino Perez e Andrea Agnelli, salvo poi cambiare idea, nella Juventus si è fatto largo il rebus tecnico sull'onda dell'effetto coppa Italia. Non lo sarà di certo per Gianluigi Buffon, che ha chiuso la sua storia bianconera alzando un trofeo da capitano e con l'inchino di Cristiano Ronaldo. «Leggenda» la didascalia efficace a una foto che li ritrae in campo abbracciati. Per Gigi sullo sfondo ci sono il Monza e Galliani.
A una certezza, corrisponde un grande dubbio, Andrea Pirlo. Perché a Reggio Emilia nessuno si aspettava una Signora ritrovata appena hanno rimesso piede negli stadi i tifosi. Come se il pubblico avesse riacceso una squadra che si era fatalmente spenta dopo l'eliminazione con il Porto. Un gruppo svuotato nelle motivazioni, che ha regalato forse la prova migliore nel momento in cui non si è più giocato nel «deserto». Non può essere di certo una partita, in particolare il secondo tempo con l'Atalanta, a far cambiare idea su Pirlo e su una stagione che ha vissuto su una perenne fragilità. Su questi presupposti, per Pirlo non ci sarebbe scampo, dovrebbe salutare con due trofei alzati, con due finali vinte, particolare non da poco tra i bianconeri. Ma non bastano a lavare l'onta di un'eliminazione con il Porto e di un campionato costellato di figuracce, dalla Fiorentina al Benevento. Ma se centrasse la qualificazione Champions domenica sera sarebbe più un azzardo cacciarlo o un atto di coraggio tenerlo?
La riflessione che si impone nasce dallo scorso agosto. Il Maestro l'ha voluto Andrea Agnelli e la decisione finale toccherà a lui. Pirlo tanto ha sbagliato, ma a suo favore giocano una serie di fattori: non ha potuto fare la preparazione, la squadra ha attraversato una serie infinita di incidenti di percorso tra Covid e infortuni (su tutti Dybala). Attorno è stato un concentrato di negatività dal caso Suarez alla vicenda Super Lega, che hanno «indebolito» la società ma anche un allenatore al debutto assoluto. La squadra costruita male ha confermato i difetti evidenziati prima da Allegri e poi da Sarri: per certi versi un gruppo inallenabile e ingiocabile se tiene al centro sempre e solo Cristiano Ronaldo. Chiudere con Pirlo può risultare una logica conseguenza, ma il quarto allenatore in quattro stagioni darebbe l'idea di una società che di colpo ha smarrito le sue certezze e la sua solidità. Pirlo si è rivelato un ottimo parafulmine per tutti, dal presidente ai giocatori. E nel suo lavoro criticato e smembrato in ogni parte, qualche idea di fondo resta. Il Kulusevski nelle ultime partite messo al fianco di CR7 a discapito di Morata e Dybala, è mossa coraggiosa e avveduta.
E poi per fare posto a chi? Se si trattasse di Zidane avrebbe una logica, di Allegri meno, ma se fosse un Mihajlovic, un Gattuso e il Gasperini che sul più bello si ferma sempre (dalle due finali di coppa con Lazio e Juve) alla Champions con Psg e Real Madrid, potrebbe rivelarsi un altro salto nel vuoto, per una società che di tutto ha bisogno tranne che di un'altra stagione con il disordine in campo oltre che con i bilanci da sistemare.
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