Gli striscioni e l'omertà della giustizia

Dicono e scrivono che lo Juventus Stadium sia una casa dove lo spettacolo del popolo mette i brividi. È vero, se ne è avuta conferma sabato sera, durante il derby tra Juventus e Torino. Non tanto per il gioco offerto dalle squadre e nemmeno per il risultato che ha premiato i campioni d'Italia ma per l'esposizione in curva Sud di uno striscione che così declamava: «Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto».

Tralascio l'aulico linguaggio ma torno a ripetere che ormai gli stadi, anche quelli bellissimi, ultramoderni, di proprietà, restano delle cloache nelle quali è possibile introdurre e scaricare ogni tipo di immondizia umana, di persona fisica e di pensiero scritto. Quel lenzuolo ha dei responsabili, ha degli autori, qualcuno che a casa ha provveduto alla confezione, qualcun altro che si è occupato di traslocarlo allo stadio.

Superga, l'Heysel, i morti, i suicidi, vengono puntualmente offesi e derisi in qualunque luogo dove si giochi a pallone ma Torino ha voglia di fregiarsi di un nuovo record, sul campo direbbe qualcuno. La vergognosa scritta apparsa a San Siro contro Pessotto è stata punita con una multa di 4mila euro, a carico del Milan che non ha alcuna responsabilità se non quella di poter individuare i miserabili writers, sicuramente felici dell'impresa. Gli autori del lenzuolo schifoso nella curva Sud allo Juventus Stadium hanno un nome e un cognome.

Non basta il Daspo, vanno mostrate le loro facce, in modo che si sappia, o si scopra, chi è il nostro vicino di casa.

I primi, quelli di Milano, dovrebbero incontrtare Pessotto e chiedergli scusa, i secondi, quelli di Torino, dovrebbero essere portati a Superga e sostare in silenzio per novanta minuti.

La giustizia del calcio non ha coraggio, si limita a incassare i denari delle sanzioni, minaccia pulizie e poi lascia aperte le porte a questi disgraziati di cui diventa complice omertosa.

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