Contador vuole il Giro: "Per riprendermi quello tolto ingiustamente"

Lo spagnolo, privato della vittoria del 2011, ci riprova: "E punto alla doppietta con il Tour". È sfida con Wiggins

Contador vuole il Giro: "Per riprendermi quello tolto ingiustamente"

È un'idea, un desiderio, un progetto: per Alberto Contador è anche un sogno. «Voglio tornare al Giro d'Italia e se ci torno lo faccio solo per vincere». Per riprendersi quello che gli hanno tolto, «ingiustamente». Vuole tornare al Giro d'Italia, alla faccia di chi dice che non si possano più correre due Grandi Giri nella stessa stagione, e per inseguire il sogno di una grande accoppiata. Alberto Contador non l'ha mai nascosto «amo l'Italia e gli italiani. Da voi c'è grande cultura ciclistica, il Giro è una corsa bellissima e io ci tornerò per onorarla a farla nuovamente mia».

Parole dolci, che attraversano l'oceano e giungono nel vecchio Continente, non prima di aver girato il mondo, a grande velocità. «Voglio il Giro ma ho bisogno ancora di qualche settimana per pensarci e definire tutto il programma con il mio team-manager, Bjarne Riis. Anche perché ad una corsa così prestigiosa non si può andare solo per partecipare. Quest'anno il percorso è decisamente meno duro dell'edizione 2011, quindi penso sia molto più compatibile con la mia partecipazione al Tour de France, che resta il mio principale obiettivo della stagione», dice Alberto Contador, l'uomo della «tripla corona», colui che nella storia del ciclismo può dire di aver vinto almeno una volta tutti e tre i Grandi Giri, al pari di corridori come Eddy Merckx, Felice Gimondi, Jacques Anquetil e Bernard Hinault.

Il suo pensiero e le sue parole arrivano dall'Argentina, dove oggi scatta il Tour St. Luis. Ma nella conferenza stampa della vigilia non potevano mancare le domande sullo scandalo Armstrong. «Credo che la tanto attesa intervista di Lance non ci abbia svelato molto di nuovo - dice con assoluta tranquillità -. La sua vicenda è stato un colpo durissimo per tutti noi, per tutto il ciclismo. Ma siamo obbligati a guardare avanti: dobbiamo pensare al presente e al futuro di questo sport. Chiudiamo al più presto questo capitolo doloroso».
Meno sicuro, invece, sulla sua partecipazione al mondiale che quest'anno si assegnerà sulle nostre strade, quelle di Firenze. «Potrei correrlo solo se decidessi di disputare anche la Vuelta, altrimenti ci sarebbero corridori molto più in forma di me», come a dire: prima il Giro e il Tour, poi si vedrà. Anche se il mondiale sembra davvero l'ultimo dei suoi pensieri.

In ogni caso oggi inizierà la sua stagione 2013 al Tour St Luis, con Nibali, Rodriguez e compagnia pedalante. «Sto bene e ho voglia di correre, ma non sono in grandi condizioni fisiche - precisa il corridore di Pinto (alle porte di Madrid, ndr). Rispetto all'anno scorso quando in questo periodo ero in attesa di sapere cosa ne sarebbe stato del mio futuro (il Tour de San Luis 2012 è stata la sua ultima corsa prima della squalifica per positività al clenbuterolo, ndr) sono molto più tranquillo. Sicuramente tra i più combattivi mi aspetto Nibali, Rodriguez e Dani Moreno, che sono adatti ai finali che offre questa corsa, per la cronometro e la generale vedo bene Van Garderen».

Molto fiducioso Michele Acquarone, il direttore generale del Giro d'Italia, che già aveva strappato l'ok di Bradley Wiggins, l'ultimo vincitore del Tour de France e grande protagonista della scorsa stagione. Adesso, oltre ad avere la sicura partecipazione di Nibali, Basso, Cunego, Hesjedal, Samuel Sanchez e Robert Gesink, assapora la concreta possibilità di avere al via da Napoli il 4 maggio prossimo, anche Alberto Contador. «Sarei felicissimo di averlo - ammette Acquarone -. Il Giro è una grande corsa e noi stiamo facendo di tutto per renderla sempre più grande e appetibile, anche e soprattutto all'estero.

Il nostro cammino sta procedendo nel migliore dei modi, i corridori stanno comprendendo la portata del cambiamento che stiamo imponendo alla nostra corsa in termini di visibilità e produzione del prodotto ciclismo e siamo certi della bontà del nostro lavoro. Ora la parola passa ai protagonisti, che avranno il compito di onorare e rispettare sia la corsa che il grande pubblico del ciclismo. E quando dico rispettare, mi riferisco a tutto, non solo all'aspetto agonistico».

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