Quel conto in sospeso tra Carlo Ancelotti e i tifosi della Juventus

Tra Ancelotti e la curva bianconera c'è un'antipatia reciproca che affonda le proprie radici nel passato da calciatore del nuovo allenatore del Napoli. E si è inasprita persino negli anni in cui Carletto era seduto sulla panchina della Juve

Quel conto in sospeso tra Carlo Ancelotti e i tifosi della Juventus

"Torino è triste e per me la Juventus è sempre stata una rivale". Nel giorno in cui Carlo Ancelotti ha accettato l'offerta del Napoli, viene naturale pensare alle parole che l'ex allenatore di Milan, Chelsea e Real Madrid ha detto e scritto in passato sul conto della società bianconera. Si sa, Ancelotti e i tifosi della Juventus non si sono mai amati, neppure nel momento in cui "Carletto" stava portando la Vecchia Signora al 26° scudetto poi naufragato sul pantano dello stadio di Perugia. Correva l'anno 2000.

Che cos'è successo da allora? Che i tifosi bianconeri non hanno mai perso l'occasione di sfogare contro Ancelotti la rabbia di quel titolo perso in extremis, neppure quando l'allenatore in pectore del Napoli sedeva ancora sulla panchina della Juventus. "Un maiale non può allenare", recitava il coro cantato dalla curva bianconera nelle due stagioni a Torino di Ancelotti. La conseguenza di alcune frasi poco felici che l'ex giocatore di Roma e Milan si era lasciato scappare qualche anno prima, quando era l'allenatore del Parma.

Frasi che alcuni tifosi della Juventus avevano ricordato fin dall'inizio dell'esperienza bianconera di Ancelotti. E che nel febbraio 1999 si erano concretizzate in uno striscione di cattivo gusto, esposto allo stadio Garilli di Piacenza in occasione del debutto ufficiale del tecnico reggiano al posto di Marcello Lippi e che riportava la solita frase "Un maiale non può allenare", con tanto di muso di un suino. Un pessimo inizio che non ha potuto non incidere sul conflitto tra le due parti, riesploso poi il 30 luglio 2008.

Milan, Inter e Juventus si affrontavano nel Trofeo Tim, un antipasto di campionato che nessuno voleva perdere. Ancelotti era alla sua ottava stagione sulla panchina rossonera e da qualche tempo il rapporto con il pubblico bianconero, per quanto difficile, si era tramutato in una sostanziale indifferenza. Ma quel giorno, complice forse la calura estiva, gli juventini assiepati in curva sud rispolverano il solito coro. Ancelotti non ce la fa più, si gira verso di loro e alza il dito medio. "Non ne potevo più", le sue parole.

Confermate nella sua autobiografia ufficiale "Preferisco la Coppa", uscita qualche anno fa, dove Ancelotti chiarisce una volta per tutte che lui e la Juventus sono due rette parallele che non s'incontrano mai. "Torino non mi piaceva. Troppo triste, lontana un paio di galassie dal mio modo di essere" - "La Juventus era una squadra che non avevo mai amato e che probabilmente non amerò mai, anche per l'accoglienza che qualche mente superiore mi riserva ogni volta che torno. Per me è sempre stata una rivale" - La Juventus era un ambiente totalmente nuovo per me.

Non mi sono mai sentito a casa, mi sembrava di essere l'ingranaggio di una grande azienda. Per il sentimento, prego, rivolgersi altrove", i passi più aspri della confessione a cuore aperto del tecnico reggiano, un altro rivale per la Juve.

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