Il coraggio del Milan fa sparire il Barça E ora vale un sogno

Ibra e Robinho si mangiano i gol, l’armata di Guardiola non punge. Bonera, Seedorf e Ambrosini salvano il pari

Il coraggio del Milan  fa sparire il Barça  E ora vale un sogno

Magnifico zero a zero. Per una volta non toglie un solo ingrediente allo spettacolo purissimo, tiene in bilico la qualificazione e consente al Milan di vivere un'altra settimana da leone dopo quella notte speciale. D'accordo, lo 0 a 0 resta il migliore dei peggiori risultati possibili ma bisogna custodirlo in fondo ai ricordi personali. Semmai c'è da sbertucciare qualche campione con la C maiuscola, come Ibrahimovic o Robinho, come lo stesso Messi, rimasti dietro le quinte e forse finiti anche dietro la lavagna per la mira mostrata nell'occasione. Dal Milan non si può chiedere di più, si può pretendere dal Barcellona di puntare sulla sfida del Camp Nou per incassare la semifinale che è ancora una sfida aperta. Forse non è merito della maglia bianca, voluta da Galliani, e nemmeno delle immagini della finale di Atene 1994 passate sullo schermo di San Siro, ma il Milan di ieri è in grado di competere col Barcellona, di tenergli testa e nel finale addirittura di incutergli qualche piccolo timore. Le grandi stelle, Ibra e Messi, stanno a guardare mentre svettano altri campioni.

Dopo quel po' po' di primo tempo, la meraviglia è il tabellino vuoto alla voce marcatori perché il calcio è di altissima qualità, da una parte, dalla parte del Barcellona per larghi tratti, e dall'altra, per piccoli tratti, dalla parte del Milan quando gli riesce di sottrarsi al "torello" catalano e a ritagliarsi giocate da protagonisti. Nessun calcolo, tanto coraggio e una voglia di prendere di petto il rivale per sbatterlo contro le corde di San Siro, pieno come un uovo (record d'incasso, quasi 4,5 milioni di euro). A dimostrazione che non sempre il possesso della palla coincide con l'autentico dominio, provvede il taccuino ricordando che le occasioni più clamorose restano quelle apparecchiate dai ruggiti di Seedorf e soci e concluse in modo maldestro, da mangiarsi le mani in verità, da Robinho prima e dallo stesso Ibrahimovic poi, lanciati nello spazio e a porta spalancata. Lo scarabocchio di Robinho è da guinness dei primati: è tornato senza passare dall'officina a raddrizzare la mira degli scarpini. È vero, il Barcellona è uno spettacolo per gli occhi. Per chi ama il calcio risulta difficile non emozionarsi dinanzi alle serpentine di Messi oppure al sostegno di Dani Alves che è la vera spina nel fianco di Antonini e della difesa milanista. Il loro procedere a falange, con tocchi brevi e ritmati, consegna quasi sempre a Xavi la sponda decisiva e a Sanchez l'opportunità d'infilarsi come una lama nel costato di Nesta, una specie di statuina di porcellana rimessa insieme coi cerotti.

Sull'uscita disperata di Abbiati sui piedi di Sanchez c'è il forte sospetto del rigore cancellato dall'arbitro di porta. Dell'armata invincibile di Guardiola non c'è da scoprire quasi niente, nemmeno il golletto di Messi annullato per fuorigioco chilometrico, se non la difficoltà di Iniesta a liberarsi della tenaglia di Bonera, del Milan di Allegri invece c'è da ammirare la classe limpida di di Seedorf, la ferocia di Ambrosini e le fiammate iniziali di Boateng spentosi come un cerino alla fine. Quando Robinho viene toccato duro alla caviglia dolorante, nella seconda frazione, c'è già pronto El Shaarawy per fare da scorta a Ibra attorcigliato intorno al proprio traliccio e incapace di liberarsi come gli succede invece dalle nostre parti. Il Barcellona ha il pregio, riconosciuto, di non mollare mai la presa. Mostra gli artigli con un paio di entrate (pensate, persino Messi oltre che Busquets) ai rossoneri prima di provare a sfondare con Tello sostituto di Iniesta e con Pedro rimpiazzo successivo di Sanchez mentre nel Milan si arrendono uno alla volta i "rieccoli" della Champions. Capita prima a Boateng e poi al guerriero Nesta, appena arrivati dopo tante settimane di inattività. Qui la sofferenza del Milan si fa più vistosa perché davanti non tengono più un pallone e perché Emanuelson non ha l'energia per tenere sotto pressione i rivali mentre gli ultimi ad alzare bandiera bianca sono quelli della vecchia guardia, Seedorf e Ambrosini, eroici verrebbe da dire, Bonera stesso passato al centro.

Nel finale il calcio cede il posto alla battaglia fisica, al duello rusticano, all'uno contro uno in qualche caso esaltato dal sacrificio dei più. Per esempio Antonini, uno dei ragazzi meno quotati del gruppo, a pochi minuti dalla sirena riesce a recuperare e a rintuzzare l'artiglio del giovane Tello.

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