Milano - Una coppia di centravanti d'oro. Patrick Cutrone e Gonzalo Higuain risollevano il Milan e permettono alla squadra rossonera di agguantare la quarta vittoria stagionale, la seconda in ambito europeo dopo quella all'esordio contro il modesto Dudelange. Dunque, Milan che supera l'esame di greco, nonostante il vantaggio iniziale dell'Olympiacos. Ci pensa il bomber di scorta, il solito Cutrone, quello che Gattuso butta in campo quando serve una scossa. E la scossa, Cutrone, in un modo o nell'altro, riesce sempre a darla. Anzi, stavolta sono ben due.
Come ieri sera, quando ha messo a segno il primo e terzo gol dei suoi, in mezzo invece è arrivata la rete del Pipita, Gonzalo Higuain, che a tempo scaduto ha anche colpito un palo. Va detto che la presenza in campo del baby di vent'anni non era così certa, per colpa di quella distorsione alla caviglia dolorosissima che lo ha tenuto fuori negli ultimi impegni. Ma che fame, questo ragazzo. Che grinta. Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: ma serve davvero uno come Zlatan Ibrahimovic? Nel pre-partita, però, ci ha pensato Leonardo a dare una spiegazione sulle avances rossonere. «Ci avevamo fatto più di un pensierino...», la confessione del dt del Milan. Il sogno-Ibra, però, sembra appannarsi. Quello europeo, per il momento, prosegue senza soste.
Ma quanti rischi contro i greci dell'Olympiacos. Dopo il poker al Sassuolo, Gattuso cambia solo cinque uomini, un turnover leggero e non spinto come quello adoperato in Lussemburgo. Rispetto alla trasferta di Reggio Emilia in quel di San Siro fuori, dunque, Donnarumma, Abate, Musacchio, Kessié e Calhanoglu, dentro Reina, Calabria, Zapata, Bakayoko e il rientrante Higuain. D'altronde, alla vigilia il messaggio del tecnico rossonero era stato chiaro: guai a sottovalutare gli uomini di Pedro Martins. Anche perché, se è vero che lo scorso anno l'Olympiacos ha chiuso soltanto al terzo posto il campionato greco dopo una striscia di sette titoli di fila avviata nel 2010, è anche vero che il club del Pireo è la Juve di Grecia con i suoi 27 scudetti. Che poi, Gattuso sapeva di trovarsi di fronte una formazione compatta e organizzata, tra le cui fila contava due vecchie conoscenze del nostro campionato, come Vasilis Torosidis, capitano dei greci ed ex Roma e Bologna, oltre a Giannis Fetfatzidis, ribattezzato il Messi greco ma della Pulce ha, forse, soltanto la statura - già visto in maglia Genoa e Chievo. Ma anche un certo Yaya Touré, pupillo di Mancini e in passato molto vicino all'Inter, tornato all'Olympiacos dopo dodici anni di trionfi tra Barcellona (ha vinto tutto) e Manchester City. L'ivoriano ha giganteggiato nella trequarti, toccando diversi palloni ma sbagliando poco e niente. A differenza di Bakayoko, che ha fatto rimpiangere e non poco i muscoli e la corsa di Kessié. Come in difficoltà è sembrato Zapata, anticipato dallo spagnolo Guerrero in occasione del vantaggio del greco.
Per
fortuna, ci ha pensato il solito Patrick Cutrone, a salvare il Milan, il baby bomber che a vent'anni con la maglia rossonera è arrivato già a quota venti e ventuno marcature in cinquantadue presenze. Una vera macchina da gol.
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