Il 27 giugno del 1997 Valentino Rossi, da poco maggiorenne, conquistava la pole position ad Assen nella classe 125. Il giorno dopo avrebbe vinto la settima gara della sua giovane carriera davanti ai giapponesi Manako e Sakata, quello a cui - lo rivelò poi in una delle sue esilaranti interviste - pensava quando faceva l'amore: «È talmente lento che mi concentro su di lui per durare di più». Quell'anno portò a casa 11 gare su 15 e il primo dei suoi 9 titoli mondiali.
Era un altro Valentino, con la riga in mezzo a spartire discutibili ricci che una volta levato il casco lo facevano assomigliare a una femminuccia, e aveva appena iniziato a festeggiare le vittorie con quegli show post gara che lo resero subito personaggio. Un mese prima, dopo il suo primo trionfo al Mugello, aveva fatto il giro d'onore insieme a una bambola gonfiabile ribattezzata «Claudia Skiffer» per sfottere Biaggi che all'epoca frequentava Naomi Campbell. Max era il simbolo del motociclismo italiano, l'anno dopo sarebbe approdato in classe regina dopo aver vinto il quarto mondiale di fila in 250 e questo ragazzino lo insolentiva inventandosi una rivalità che solo tre anni più tardi si sarebbe risolta in pista.
Si faceva ancora chiamare «Rossifumi» in onore del suo idolo Abe, poi sarebbe diventato «Valentinik» e infine «The Doctor». In mezzo ci sono due decenni di trionfi e di cambiamenti ma pure di cose che sono rimaste identiche, inossidate dal trascorrere del tempo. Il Rossi di oggi ha i capelli rasati a zero e un conto in banca che è lievitato di pari passo con la sua bacheca e la sua fama planetaria. È un uomo d'affari che possiede un'azienda d'abbigliamento e una scuderia. Ha esplorato anche il lato oscuro del successo: i guai col fisco, gli infortuni, le stagioni fallimentari in Ducati e il dramma dell'amico Simoncelli, finito sotto la sua ruota per un'atroce fatalità.
Sono cose che hanno lasciato il segno. Per anni Valentino ha sorriso meno e quando sembrava che stesse per chiudere il cerchio tornando a risplendere per il decimo mondiale gli hanno rubato il sogno in un modo che non ha mai digerito. Il tempo non ha smesso di scorrere - tic-tac, tic-tac - ma non è ancora riuscito a intaccarne la passione e neppure il talento.
Quel sogno è ancora a portata di mano, in questo momento è lontano appena 7 punti. E finché continuerà a tenere sgranati i suoi occhi azzurri la seconda parte della vita, quella con una famiglia e dei figli, dovrà ancora attendere.
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