Chi pareggia è perduto. Danimarca e Serbia devono assolutamente vincere se vogliono restare in questo Europeo in cui sono ancora senza successi. Ma la sfida tra danesi e slavi ci riporta inevitabilmente a quel 1992 in cui ci fu la staffetta tra le due formazioni agli Europei di Svezia: i «plavi» esclusi dalla manifestazione a dieci giorni dall'inizio del torneo per il conflitto scoppiato in Jugoslavia (in ottemperanza a una risoluzione dell'Onu) e i biancorossi ripescati in fretta e furia perché secondi classificati nel girone di qualificazione. Una chiamata improvvisa e sorprendente che la cenerentola Danimarca trasformò nel successo più clamoroso della propria storia.
La sfida tra Danimarca e Jugoslavia (che era stata anche finale olimpica a Roma '60 con vittoria degli slavi per 3-1), fu la chiave del girone che portava agli Europei del '92 e si risolse con una vittoria per parte, entrambe in trasferta (2-0 jugolslavo a Copenaghen e 2-1 danese al Marakanà di Belgrado). Gli slavi vinsero però il girone per un solo punto grazie all'Irlanda del Nord che fermò i danesi sul pari a Belfast, dove invece Prosinecki e compagni avevano vinto. Ma la Jugoslavia era arrivata agli Europei soprattutto sulla spinta dei successi degli ultimi tempi, dal Mondiale Under 20 del 1987 alla coppa dei Campioni della Stella Rossa del '91, passando per il Mondiale del '90 in cui i «plavi» dominarono la sfida con l'Argentina di Maradona nei quarti per poi arrendersi solo ai rigori. D'altra parte era la Jugoslavia più ricca di talenti della propria storia, quella che probabilmente avrebbe potuto vincere anche quell'Europeo, se non fosse stata disgregata dalla storia.
Anche se va detto che, se nelle qualificazioni era rappresentata ancora tutta la nazione (i croati Ivkovic, Vulic, Jozic, Jarni, Vujovic, Boban e Prosinecki, i bosniaci Hadzibegic, Susic e Razdanovic, il serbo Spasic, il macedone Pancev e il montenegrino Savicevic), agli Europei svedesi stava per approdare una nazionale già privata degli sloveni e dei croati. Certo, se la Jugoslavia fosse rimasta unita, sarebbe stato difficile non vederli protagonisti.
In quell'Europeo, tra l'altro, mentre la Jugoslavia si disgregava, la Germania si riunificava, ma ai tedeschi non bastò aggiungere l'Est per avere ragione in finale di quella sorprendente Danimarca, richiamata di corsa dalle vacanze dal ct Moeller Nilsen e spedita in campo a battersi con inglesi, francesi e svedesi nel girone per vincere poi anche la semifinale con l'Olanda.
Era la Danimarca di Schmeichel padre, di Brian Laudrup (l'unico dei due fratelli ad essersi rappacificato col ct), di Jensen e di Vilfort, autori dei gol che decisero la finale. Una Danimarca incredibile, che non avremmo più rivisto.
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