Debby, umiltà di classe sulla neve e sulla terra

La campionessa di sci Deborah Compagnoni compie 50 anni. Lo spot dei reggiseni: "Herzigova, non ti rubo il lavoro"

Debby, umiltà di classe sulla neve e sulla terra

Deborah Compagnoni compie 50 anni. Sembra ieri che ne faceva trenta, era il giugno del 2000 e lei, ex da un anno, era in attesa di Agnese, primogenita della coppia Compagnoni-Benetton, cognomi importanti e forse anche un po' pesanti da portare a spasso, dai monti della Valfurva alla piana di Treviso. È lì che Deborah si è trasferita con la nuova famiglia, dopo aver segnato, assieme ad Alberto Tomba, un'epoca indimenticabile per lo sci italiano. Se lui faceva impazzire tutti con la sua sciata irruente e le sue guasconate, lei era l'opposto, in pista e fuori. Calma, mai sopra le righe, e con una sciata talmente naturale da sembrare poco veloce, se non guardavi il cronometro. L'ho vista in azione per la prima volta allo Stelvio. Io ero a fine carriera, lei una ragazzina salita a farsi due curve con papà Giorgio, guida alpina e suo primo maestro. Agganciata allo skilift, guardai la pista e venni attratta dalla sua danza. «Chi è quel fenomeno?» chiesi appena arrivata in cima all'impianto. È una ragazzina di Santa Caterina, molto promettente, rispose il mio allenatore. Promettente? Quella scia come una Dea, pensai fra me, sfiora la neve, sembra che voli! Non passò molto tempo prima di rivederla all'opera, apripista al Mondiale della Valtellina nel 1985. Io partecipai alla gara della combinata con l'obiettivo di provare la pista dello slalom e lei, quattordicenne, in discesa fece un tempo migliore del mio. Passarono appena due anni, nel frattempo mi ero ritirata, ed eccomi giornalista a raccontare le sue gesta.

L'esordio ai Mondiali del 1987 non fu brillante, ma nel dicembre dello stesso anno Debby stupì tutti in Val d'Isère finendo quarta in una discesa di coppa del mondo. Pochi giorni dopo eccola ancora vicina al podio, quinta, in un superG al Sestriere. La velocità l'attraeva, anche troppo. A inizio 1988, durante le prove per una discesa di Coppa Europa, Deborah cadde e si distrusse un ginocchio. «Tornassi indietro certi errori non li rifarei, avrei dovuto gestirmi in modo diverso, a cosa serviva rischiare in prova?» confesserà anni dopo. Quello fu il primo di una serie di guai fisici che segnarono la sua carriera, trasformando un'atleta polivalente con la passione per la velocità in una specialista di gigante e, suo malgrado, slalom. Se non avesse avuto problemi intestinali (per un'occlusione rischiò la vita nel 1990), renali (nefrite nel 1994) e soprattutto gli infortuni alle ginocchia, Deborah avrebbe vinto molto di più e sarebbe stata probabilmente la prima italiana a portarsi a casa la coppa del mondo generale, onore toccato lo scorso mese di marzo a Federica Brignone. Fra le due ci sono molte analogie. La manager comune, Giulia Mancini, sottolinea anzitutto «l'umiltà, intesa come capacità di stare al proprio posto senza mai vantarsi». Mauro Sbardellotto, lo skiman di Federica che fu anche di Deborah, parla invece di «sensibilità, dote rara che permette di capire cosa hai sotto i piedi e dare quindi le giuste indicazioni a chi deve metterti a punto gli attrezzi». Come Federica, in giro per il mondo Deborah non poteva fare a meno del fratello e Yuri era per lei quello che oggi Davide è per Federica, presenza fondamentale. Se Debby era un idolo per la Brignone bambina, oggi Fede viene da lei definita «eccezionale, perché stare in alto per l'intera stagione raccogliendo punti in tutte le discipline è davvero un'impresa». Lei era invece imbattibile nelle gare di un giorno, tre ori olimpici e tre mondiali sono lì a dimostrarlo. Anche in coppa però non si è fatta mancare nulla, vincendo la sfera di cristallo di gigante nel 1997 e sedici gare tra gigante, superG e slalom.

Anche fuori pista la Compagnoni è stata una grande. Nell'autunno del 1997, al culmine della popolarità per la doppietta d'oro al Mondiale del Sestriere, posò per un'azienda di reggiseni. Il suo sorriso radioso mentre apriva la giacca mostrando quello che c'era sotto fu ammirato da milioni di italiani, suscitando la gelosia della modella Eva Herzigova: «Cosa c'entra una sportiva, per di più bruttarella, con la promozione di un capo intimo?». Dalle pagine dell'Espresso, che la mise in copertina, Debby rispose con classe: «Non ho intenzione di rubare il lavoro alle modelle, ma se sono famosa non lo devo al fatto di aver posato mostrando il mio corpo e forse le donne normali preferiscono identificarsi in una donna normale». La campagna fece il botto e Parah vendette centomila reggiseni in pochi mesi.

La Deborah privata è invece quella che si impegna nel sociale e rifiuta decine di interviste per questo suo compleanno, forse per evitare domande troppo personali. Tutti sanno che è la moglie di Alessandro Benetton, conosciuto su una barca a Jesolo nell'agosto del 1997, e che con lui ha avuto tre figli. Agnese e Tobias, 20 e 17 anni, studiano negli Stati Uniti, Luce, quattordicenne dallo spirito libero e amante della natura come la mamma, sta invece ancora a Treviso. Per il cinquantesimo compleanno saranno tutti riuniti, visto che le vacanze estive sono state anticipate anche dalle scuole americane.

La casa della Sardegna aspetta, ma Deborah non ha mai nascosto di preferire la montagna. Quella aspra della sua Valfurva, dove appena può torna e respira, o quella delle Dolomiti attorno a Cortina, dove è sicuramente più facile incontrarla in un rifugio in quota che in un locale del centro per l'aperitivo.

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