Non è mancanza di fiducia, forse è fiducia estrema nell'esperienza e in certi episodi del passato. Anche a Terim, prima di un esonero maturato in capo a un rigore sbavato da Inzaghi a Torino, capitò di vincere trionfalmente un derby con gol di Contra addirittura senza riuscire a mantenere la titolarità della panchina. Quella sera sembrò fuori dal tunnel e invece - nelle sequenze successive - ripiombò improvvisamente in un modesto rendimento. Così toccò ad Adriano Galliani, partire di primo mattino, bussare alla porta di casa Ancelotti nel reggiano e rapirlo (Carlo aveva già dato la parola a Tanzi per il Parma) per riportarlo a Milanello dopo aver fatto colazione con pane e salame. Fonseca è persona di sufficiente esperienza e sa bene che con il derby vinto meritatamente non può considerare risolti tutti i suoi problemi nati con la balbuzie di inizio stagione.
È vero: nel frattempo è cresciuta la condizione fisica collettiva, nel frattempo Abraham si è rivelato una mossa azzeccata, sempre nel frattempo c'è stata l'adesione convinta di molti esponenti chiacchierati alle sue idee calcistiche e all'inedito schieramento di domenica notte, ma gli esami nel calcio non finiscono mai. E quelli dietro l'angolo per il Milan sono molto impegnativi. A cominciare dal Lecce. Ma come il Lecce appena eliminato in coppa Italia dal Sassuolo (serie B)? Ebbene sì.
Perché il Lecce del campionato è stato un osso duro per il Toro capolista (solo le prodezze del portiere granata hanno consentito il pari) e gli sciagurati errori di mira del suo centravanti hanno impedito di mettere sotto (in 10 contro 11 inizialmente) il Parma dei baby sorprendenti di Pecchia. Quello che più conterà sarà anche l'uso intelligente delle energie migliori visto che il martedì successivo c'è il viaggio a Leverkusen in Champions da onorare dopo quel debutto disastroso con il Liverpool.
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