Il sogno di Conceiçao

Deve cambiare il suo calcio per il Diavolo Summit tra Ibra, tecnico e squadra

Il sogno di Conceiçao
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Più che Milanello, centro sportivo a poche ore dal terzo derby della stagione, sembra il terminal di un aeroporto all'ora di punta. Ieri sono partiti Morata - direzione Istanbul - (saluto ai suoi con evidenti segnali di emozione) e Davide Calabria, direzione Bologna, in lacrime quando si ferma a salutare i cronisti fuori dai cancelli («dopo 18 anni le ultime ore sono state difficili»). Arrivato nel tardo pomeriggio a Linate dall'Olanda Santiago Gimenez, 23 anni, messicano, per le visite mediche e la firma del contratto: non ci sono i tempi tecnici per schierarlo stasera, rinviato a mercoledì in coppa Italia con la Roma il probabile debutto. E proprio all'argomento è dedicato il summit di due ore tra Ibrahimovic, Conceiçao e gruppo squadra mentre il tecnico segnala che «uno o due cambi non mi sembrano tanti». Di fatto Morata è volato via per questioni anche familiari oltre che per rapporti tesi con Sergio mentre Tomori si oppone al trasferimento a Londra nonostante al club facciano gola i 30 milioni promessi dal Tottenham con possibilità di rimpiazzarlo con il georgiano 21 enne Goglichidze dell'Empoli o il portoghese Antonio Costa. Dev'essere per questo motivo che prima di parlare di derby e di calcio, a Sergio Conceiçao preme bollare come «bugie, mi danno fastidio, non mi piace» alcuni racconti sui rapporti tempestosi con lo spogliatoio che escono da Milanello e non cadono dal cielo.

La verità di fondo è quella declinata alla fine quando gli tocca ammettere che «sulla mia idea di gioco siamo ancora distanti» e che «questo gruppo non è adatto al mio modo di giocare, con duelli, pressando alto». È lui allora che deve adattarsi a questo Milan, calmando i propri bollenti spiriti - lo definiscono il Conte portoghese - come gli è stato suggerito anche dal club. «Io sono così, vivo con passione, non c'è nervosismo» assicura prima di dedicarsi, finalmente, al derby. «Non c'è un favorito» attacca lui. E continua: «E se Simone parla ancora del derby di Riad, quello è passato, non conta più» risponde secco. «Io sono più preoccupato di noi che dell'Inter, stiamo vivendo i peggiori momenti della storia del Milan, ma lo sapevo. Dobbiamo cercare di capire quali sono le loro debolezze. Dobbiamo dare la vita per la partita». Si ritrova per una volta, dopo 30 partite di fila, senza Fofana (giocherà Bennacer, uno dei pochi a disposizione), e sull'utilizzo di Tomori non si sbilancia («se deve giocare, giocherà, con me Taremi ha giocato fino all'ultimo minuto nel Porto») mentre è sicuro di poter contare su Walker appena arrivato dal City.

Resta vacante la casella del centravanti: Abraham è il favorito su Jovic alternativa mentre Camarda - su saggia decisione di Ibra - viene messo a disposizione di Milan futuro da qui alla fine della stagione (niente Monza dove non avrebbe giocato titolare). A San Siro c'è il tutto esaurito in una domenica senza scenografia e con la curva rossonera in silenzio polemico. A riscaldare lo stadio l'ingresso di Shevchenko nella hall of fame rossonera.

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