Novak Djokovic di nuovo al centro delle polemiche. Nei giorni scorsi il campione serbo è stato fotografato al fianco di Milan Jolovic, ex comandante dell’unità paramilitare responsabile di uno dei massacri più sanguinosi della guerra in Bosnia. Un’immagine, pubblicata dal portale bosniaco Faktor e poi diffusa sui social, che riaccende le discussioni sulle simpatie nazionaliste del tennista dopo altri episodi discutibili di cui si è reso protagonista in passato.
Dopo la sconfitta nella finale degli Us Open da Daniil Medvedev, Nole sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza in Bosnia-Erzegovina ed è proprio in un ristorante del posto, durante un matrimonio, che i fotografi lo hanno immortalato in compagnia del militare. Si tratta di Milan Jolovic, ex leader dei cosiddetti "Lupi di Drina", un commando schierato con l’esercito della Repubblica Serba che nel 1995 partecipò alla strage di Srebrenica. Morirono più di 8mila musulmani bosniaci e la stessa Corte internazionale di giustizia non ha esitato a definirlo nel 2007 "un genocidio".
Jolovic è noto anche per essere stato tra coloro che hanno salvato la vita all’ex generale serbo Ratko Mladic, condannato nel 2017 per genocidio e crimini di guerra: azione che peraltro gli è valsa il patria il soprannome di "Legend". Alle ultime elezioni in Bosnia, è stato perfino candidato con il partito Socialdemocratico del presidente Milorad Dodik ed è membro dell’associazione "Onore alla Patria", impegnata a "prevenire l’arresto dei combattenti serbi accusati di crimini di guerra".
Le reazioni
La stampa serba però non ci sta e fa notare come la fotografia somigli un po' troppo a un fotomontaggio. Inoltre il sito bosniaco Faktor non dà notizie sulla festa e sul ristorante, né su quel che Djokovic ha detto o fatto. "Le solite strumentalizzazioni", assicurano sui social serbi: dopo tutto l'ex comandante Jolovic non è mai stato condannato per crimini di guerra. Di fatto i giudici dell'Aja non considerarono sufficientemente provato il racconto d'un sopravvissuto di Srebrenica. L'uomo aveva visto i Lupi della Drina entrare con gli Ak-47 in una casa di musulmani, fra le urla, e seviziare donne e bambini. Silenzio assoluto invece da parte di Djokovic, il numero uno al mondo è stato contattato in merito allo scatto da Al Jazeera ma ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
I precedenti
Al di là del caso specifico, questo è soltanto l'ultimo episodio che ritrae Djokovic in situazioni analoghe. Figlio d'un serbo kosovaro, un'infanzia sotto le bombe Nato, il campione non ha mai nascosto la sua opinione sulle campagne nazionalistiche di Milosevic. "Il Kosovo è serbo e siamo pronti a difenderlo", disse a un raduno in piazza del 2008, proprio nei giorni in cui il Kosovo si proclamava indipendente e a Belgrado si incediavano per protesta le ambasciate americana, bosniaca e croata.
In un'altra occasione confessò: "Immaginate gli Usa privati d'uno stato che fu la culla della loro storia. Questo è il Kosovo. Purtroppo ci sono poteri che non si possono combattere".
L'anno scorso invece, a Sydney, Nole fu filmato mentre cantava in coro"nessuno può strapparmi il Kosovo dall'anima" e un'altra volta l'ipernazionalista Chiesa ortodossa lo insignì dell'Ordine di San Sava: fu allora che si commosse rivelando "è il premio più importante che abbia mai ricevuto". Dopo 20 slam e 85 titoli conquistati in carriera resta poco da aggiungere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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