Memorabile week end per la classe arbitrale. Viste cose che noi umani non avremmo mai potuto immaginare, il Var è una invenzione bellissima che però nelle mani di giudici improbabili e/o incapaci finisce per risultare ridicola e rovinare il gioco, le partite, il risultato. Addirittura a Salerno il monitor di bordo campo si è spento, non ha funzionato, ventisette minuti è durato l'intervallo alla ricerca di un tecnico che potesse rimediare al guasto, niente, nemmeno un elettricista, momenti di drammatica tensione, e mo' come si fa? Il calcio che torna all'antico e l'arbitro che convoca i due capitani e li informa: «Da questo momento in poi decido io!». Perché fino a quel momento di chi era l'ultima parola? Una buffonata colossale. Chiedere informazione al gruppetto arbitrale di Monza-Inter, tra rigori non visti e gol astrusamente annullati, alla comitiva di Genova per Sampdoria-Napoli con decisioni disarmanti e un'espulsione che non avrebbe avuto bisogno di un controllo eppure così ormai è avvenuto, in questo football preda di figure che ne hanno preso il potere e lo esibiscono senza possibilità di contraddittorio. In testa il Napoli ha comunque superato gli affanni patiti con l'Inter, la Sampdoria non è una cosa seria, Spalletti ha subito ritrovato squadra, gioco e pure buona sorte, alle sue spalle il colpo di scena di San Siro dove il Milan ha bruciato la vittoria pur essendo sul 2 a 0 a otto dal termine, risultato senza una spiegazione logica, Roma impalpabile per 85 minuti, Milan troppo sicuro, la zona Cesarini diventa un classico di partite infinite. Al pomeriggio storia analoga, ma opposta, per la Lazio che è riuscita nell'impresa di buttar via, per presunzione del suo allenatore maniaco, un vittoria già definita a sette minuti dal termine.
Tranquilli, il calcio è tornato, con tutte le sue peggiori cose, vedi le risse in autostrada tra delinquenti poi in libero accesso negli stadi. Un minuto di silenzio per Vialli in una giornata di violenze e di errori parrocchiali. È, forse, quello che ci meritiamo.
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