Donne sul ring, da Cuba un ko al divieto

Sconfitto il regime che considerava le pugili inadatte alla nobile arte

Donne sul ring, da Cuba un ko al divieto

Muerte al machismo. Dopo decenni di divieti e proibizioni, è caduto l'ultimo baluardo del maschilismo, nel caso specifico di tipo sportivo, nell'Isola della rivoluzione. Da questo lunedì, infatti, Cuba permette anche alle donne di praticare il pugilato, disciplina in cui il Paese caraibico da sempre è una delle potenze a livello dilettantistico.

Dopo la recente apertura da parte della federazione pugilistica dell'Isola al professionismo, vietato per ben 60 anni, adesso arriva un'altra svolta significativa. «Oggi rendiamo pubblica l'autorizzazione al pugilato femminile nel nostro Paese», ha annunciato Ariel Saínz, vicepresidente dell'Istituto cubano dello sport (Inder), nel corso della conferenza stampa dell'altro ieri in cui ha descritto la storica decisione come «un passo importante nello sviluppo» del pugilato cubano, che detiene 80 titoli mondiali e 41 titoli olimpici, nonché nel «potenziamento delle donne». Il 2022 verrà ricordato come il Sessantotto per la boxe cubana.

Sì, perché le pugili dell'Isola hanno sconfitto le imposizioni sociali del regime e, finalmente, hanno ottenuto l'approvazione in un Paese in cui Fidel Castro, nel 1959, anno della Rivoluzione, aveva proclamato lo sport «Derecho del pueblo» (diritto del popolo).

Evidentemente, la narrazione si discosta dalla realtà. E a proposito di diritti: l'apertura del Ministero dello Sport al pugilato femminile, in realtà, è il risultato di nuovi statuti più favorevoli alle donne, come la nuova Costituzione cubana del 2019 e il nuovo Codice di famiglia, approvati soltanto lo scorso settembre. «Era arrivato il momento di cambiare», ha detto il presidente federale Alberto Puig. Meglio tardi che mai.

Ci sono voluti anni di dura lotta, da parte delle atlete cubane, che hanno rifilato un pugno da k.o. a chi riteneva che la boxe fosse soltanto uno sport per uomini. «Il problema è sempre stato questo. Il problema era la convinzione che il pugilato non fosse per le donne cubane», ha confermato Legnis Cala Massó, che così non dovrà scappare dall'Isola per inseguire il sogno di combattere.

Anzi, ora potrà salire sul ring insieme ad altre colleghe per prepararsi in vista dei Giochi centroamericani di San Salvador 2023 e, soprattutto, dei Mondiali in Uzbekistan di maggio, validi per i pass olimpici. Ma a Parigi 2024, dopo aver colmato il gap della parità sportiva, difficilmente ci arriverebbero al grido di Hasta la victoria siempre.

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