«Nel quinto set ho fatto casino». Jannik Sinner ammette le sue colpe, alla fine del match contro Tsitsipas che lascia più di un rimpianto. Ma avendo 21 anni c'è ancora tempo per fare quel passo che ieri mattina è sembrato sempre di più vicino . È come insomma se esistessero in lui ancora due Jannik: quello dei primi due set - stretto parente del giocatore che lasciò coach Piatti per cercare qualcosa di nuovo - e quello dei due seguenti, che faceva tutto quello che serve per vincere il match che cambia la carriera. Poi è arrivato il mix del quinto, tra colpi fenomenali e errori desolanti, che ha fermato la corsa dell'altoatesino agli Australian Open.
Così ha vinto Stefanos Tsitsipas (6-4, 6-4, 3-6, 4-6, 6-3), e allora - giusto per spegnere il chiacchiericcio del Bar Sport tennistico sui social -, cominciamo a ricordare che il greco, che di anni ne ha 24 ed è numero 4 del mondo, non ha ancora vinto uno Slam. Ha fatto sì una finale a Parigi, e ha vinto nel 2019 le Finals Atp, dove però si gioca due set su tre. E in confronto alle due settimane tre su cinque dei quattro tornei più importanti, è come paragonare una laurea triennale con un Master. C'è dunque tempo, per Sinner, per arrivare là dove arriverà di sicuro, visto che alla sua età è già l'unico italiano della storia ad aver disputato i quarti di finale in tutti i Major. A Melbourne si è fermato agli ottavi, ci è andato vicino ancora una volta. Però.
C'è appunto il però: prendere i due Jannik e farli diventare finalmente un Sinner. Per esempio: il servizio. «È sicuramente una sconfitta dura. Ora dovrò ripensare a tutto e tornare ad allenarmi. Stavo servendo bene, ma nel quinto poi non tanto...». Appunto: ad alto livello il servizio è l'arma che ti toglie dai guai (vedere per credere Djokovic, malandato e dolorante, come riesce a cavarsi d'impaccio nei momenti decisivi), ma per Sinner ancora è un'arma a doppio taglio. Nei primi due set, quando ha dovuto salvare una palla-break, non è mai riuscito a mettere in campo la prima. Nel quarto invece è riuscito perfino a infilare tre ace di fila. Poi nel quinto di nuovo è finito in difficoltà, con Tsitsipas che messo il primo servizio 24 volte su 26. E, appunto, ha vinto.
Sono questi particolari, e non solo questi, sui quali Vagnozzi e Cahill, coach e consulente, torneranno a lavorare con Jannik per conquistare quella continuità necessaria per diventare grande. Non è un caso che il Nostro non sia ancora riuscito a battere un Top 5 in uno Slam, ma come abbiamo visto ieri, è questione di particolari. «Ho sbagliato i colpi, non le scelte». Intanto però il torneo perde gli italiani nella seconda settimana e non accadeva da un po': guardando il tabellone, c'è da mangiarsi le mani.
Dalla parte di Jannik i quarti sono Kachanov-Korda e Tsitsipas-Lehecka, là dov'era Berrettini c'è Bautista Agut (34 anni) circondato dagli americani Paul (suo avversario negli ottavi), Shelton e Wolf. Poi, certo, magari il torneo lo vincerà Djokovic con una sola gamba sana. E non ci sarà più nulla da recriminare.
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