Un, due, tre: la Roma non c'è Zeman fa divertire la Juve

Giallorossi senza difesa: risorgono anche i malati Pirlo e Matri. La Signora non perdona e porta al gol il suo non giocatore

Un, due, tre: la Roma non c'è Zeman fa divertire la Juve

nostro inviato a Torino


Non c'è Zeman che tenga e non c'è Roma che cambi. La Juve se la cuoce e se la mangia in venti minuti, mentre le urla becere della curva non hanno reso grazie a chi li ha fatti divertire. Quando mai troveranno una difesa mollacciona come quella romanista, figlia dell'eterno dilemma del suo allenatore: vincere o divertire e far divertire?

Si è divertita la Juve. Esattamente come l'anno passato: 4-0 allora, 4-1 stavolta con il solfeggio finale di Giovinco. Lo Juventus stadium è una bolgia che fa bene alla salute sua e a quella dei suoi malati: immaginari oppure no. Juve prima con qualche peso in meno sullo stomaco. E qualche medaglia in più: ancora imbattuta dopo 45 giornate, Matri ha aumentato il numero dei goleador stagionali (ora sono 9), porta chiusa come fosse una fortezza fin al rigore provocato dalla solita sciocchineria di Bonucci, stavolta ai danni di Destro.

L'imbattibilità di Buffon si è fermata a 306 minuti (dopo il 2-2 col Chelsea) ma l'idea non gli rovinerà i sonni. La Roma è stata una squadra immaginata, ma anche immaginaria. La Juve ha lasciato fare per cinque minuti di partita, non di più. Il tanto per dare un'occhiata intorno: la curva ospite un po' intimidita, gli striscioni rivoltati dei suoi ultras, l'aria umidiccia dalla pioggia che aveva imperversato sullo stadio per tutta la giornata, eppoi avanti tutta.

Scaldati i motori, è stato uragano tra gol e pali, visto che la Roma era Rometta, tre attaccanti e quattro difensori scarsi: ma dove vuoi andare? Le fasce laterali a disposizione di De Ceglie e Caceres, non proprio due fenomeni. Lamela un fringuellino ignobile nel sbagliare palloni e la prima, e unica, occasione gol della Roma dopo pochi minuti. Il primo tempo è finito come l'anno passato, tre gol all'attivo per la Juve quando sulla panca romana c'era Luis Enrique. E tutti pensavano: ma questo non ha capito nulla. Invece Zeman è un santone a modo suo e nessuno glielo dice più. Ormai lo conoscono: prendere o lasciare. E ora immaginate come se la ridono Agnelli, Conte e tutta la compagnia cantante. Irrisa e demolita la squadra del nemico numero uno. Come avessero stretto carta fra le mani e buttata nel cestino. Per la classifica vale il successo sulla Roma, per la storia anche l'altro. Stavolta il veleno ha avvelenato la squadra del boemo, la Juve ha trovato l'antidoto: altra storia rispetto alla Fiorentina. Ritmo e determinazione l'hanno fatta da padrone. Marchisio è partito a mille, Pirlo un po' più sveglio delle ultime volte.

La prepotenza atletica juventina ha messo i romanisti sulla graticola, poi la devastante incapacità della difesa romanista ha fatto il resto. I gol sono nati da errori su errori e da colpi della sorte. Un falletto inerme di Taddei, al limite dell'area, ha procurato la punizione che Pirlo ha calciato beffarda fra le gambe avversarie. E, appunto, Taddei e Burdisso hanno abboccato, levandosi al momento giusto. L'eterno gioco del brivido, interpretato da Stekelenburg, ha prodotto l'azione da cui è nato il rigore per un pallone finito addosso a Castan. E Vidal ha schiantato il portiere. Poi è risorto perfino Matri, pescato da un lungo cross del cileno. Resurrezione di massa: dal Pirlo del “giochi troppo, gioca meno”, al centravanti sfiduciato e infuriato che ha ritrovato l'anima sua(non proprio la mira) davanti alla porta. Conte non poteva chiedere di più e di meglio.

Partita chiusa al minuto diciotto del primo tempo, poi tutto un tiro al bersaglio (traversa di Marchisio e Vucinic), qualche distrazione arbitrale (mano di Chiellini in area, Vucinic steso dall'altra parte) tensioni juventine e romaniste tenute faticosamente a freno, altri gol mancati dai bianconeri. Totti ha lasciato posto a Destro subendo una sonora fischiata, dopo aver servito tre palloni-tre in tutta la partita. Osvaldo ha segnato il rigore che, comunque, non salva la faccia. Bonucci, invece, si è fatto annullare un gol in fuorigioco. Fronzoli di calcio dove Zeman, per troppo tempo, è rimasto mani sui fianchi e la Roma occhi a terra.

Facile per la Juve, troppo per essere tutto vero.

Quest'anno ha preso gusto alle raffiche di gol: tre al Genoa, quattro all'Udinese, tre al Napoli in Supercoppa. C'è il rischio di non trovarle più avversaria decente per il campionato. Intanto ieri sera è rimasta di nuovo sola in testa. E oggi è un altro giorno, si vedrà.

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