Dura ripetersi ma abbiamo squadre più europee

Sognare, sotto l'ultimo sole di agosto, non è peccato grave. Sognare Wembley, Londra, sede finale della prossima Champions league per una italiana, è forse un tantino esagerato

Dura ripetersi ma abbiamo squadre più europee
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Sognare, sotto l'ultimo sole di agosto, non è peccato grave. Sognare Wembley, Londra, sede finale della prossima Champions league per una italiana, è forse un tantino esagerato. Perché nel calcio, italiano e non, ripetersi non è così semplice. Lo certificano le statistiche: ci proverà il City di Guardiola arrivato al traguardo, dopo un lungo e ricchissimo inseguimento, il 10 giugno scorso a Istanbul e con qualche tremore per l'opposizione fiera dell'Inter. In passato ci sono una mini serie di imprese: del Real Madrid di Ancelotti quella più recente, del Milan di Sacchi quella nella versione coppa dei Campioni a fine anni Ottanta.

Wembley evoca qualcosa di magico per il calcio italiano: il Milan di Rivera e Altafini conquistò la prima coppa Campioni nel 63, la Samp di Mancini e Vialli la sfiorò contro il Barça trascinato ai supplementari, la Nazionale celebrò dopo 58 anni il trionfo del calcio azzurro soltanto due anni fa con le parate di Donnarumma ai rigori e l'abbraccio simbolico tra Mancio e Vialli. Fosse ancora tra di noi Gianluca, probabilmente avrebbe suggerito al suo amico fraterno un'uscita di scena più decorosa e sincera. Fra tre settimane esatte allora, comincia la nuova avventura Champions e di sicuro chi ha lavorato per rendere più europea la propria rosa può partire da un gradino diverso.

Come l'Inter di Simone Inzaghi che ha blindato la difesa grazie all'arrivo di Pavard reduce dal Bayern. Partirà dalla terza fascia, al pari del Milan che forse ha realizzato il più vistoso processo di euro-ammodernamento del proprio gioco e dello schieramento, completato in queste ore da Taremi che non è Lukaku ma può consentire a Pioli di spolpare meno Giroud. Non sarà facile, ripetiamolo. Tutti si aspettano che si faccia avanti il Napoli, l'unico che ha perso solo Kim, ha cambiato poco e rimpolpato la panchina: è questo il dichiarato obiettivo di ADL.

Resta un enigma la Lazio di Sarri non certo per il gioco del suo tecnico ma per la falsa partenza in campionato. L'anno scorso concluse da seconda dopo aver abbandonato la coppa. Quest'anno non se lo può permettere qualora dovesse superare il primo step del girone.

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