Il gol, l'urlo («Christian ti voglio bene»), il minuto, nono, in sintonia con il numero di maglia, nove: ovvero tutto quanto fa Lukaku. Il Belgio ha inaugurato l'Europeo lasciando al suo pivot sfascia difese l'onore e l'onere di cantare il Vincerò che avrebbe fatto invidia perfino a Bocelli. Un gol per mettere gli animi tranquilli, secondo menù della casa: ovvero aprire l'area come fossero le acque e magari sfruttare errori avversari, in questo caso Semenov. Ma tutti dicono, e sanno, che il gigantone è un uomo di cuore e sentimento e Lukaku, nemmeno il tempo di mettere il pallone in rete, ed è volato davanti alla telecamera per gridare «Christian I love you». La partita poteva chiudersi qui, c'era tutto quanto un tifoso avrebbe desiderato vedere: un gol di rapina, svarioni difensivi che fanno sempre spettacolo (seppur al contrario), la mozione dei sentimenti.
E il resto ha confermato l'impressione iniziale. Lukaku che ha concluso con un secondo gol, quello del 3-0, a scappare via alla difesa russa. Belgio d'esportazione (nemmeno un titolare che gioca in patria) ben assestato nonostante l'assenza di De Bruyne e Witsel, due pezzi da novanta, ma supportato dalla vena e dalla lena ottima di Carrasco, dall'intraprendenza di Martens, dalla vivacità di Hazard, il meno famoso fra i due fratelli ma intrigante. Centrocampo sostanzioso, difesa un po' datata benché fortificata da Courtois. E dai numeri (gol subiti) che la dicono ottima. Russia, invece, secondo le peggiori tradizioni, ovvero spirito olimpico più che aggressivo. Il portiere Shunin e tutta la difesa peggio di un Emmenthal, centrocampo e attacco condizionati dalla debolezza dei propri compagni, nonostante l'indomito giocare di Golovin. Ed, allora, seguendo questo copione, non è stato difficile per il Belgio trovare altre occasioni fino al secondo gol segnato da Meunier, dopo l'ennesimo svarione difensivo con Shunin protagonista. Meunier, fra l'altro, appena entrato causa uno scontro di teste fra Castagne e Kuzyaev, che ha fatto venir brividi a chi ricordava le scene di Eriksen poche ore prima. Ma, per fortuna, solo teste ammaccate e un saluto alla compagnia.
Per dare un'idea della partita, dove Lukaku poteva fare anche più danni, vanno segnalati 8 tiri a 4 del Belgio dopo 60 minuti.
Poi un bel campare dei belgi che, ancora una volta, hanno aspettative ambiziose. In fin dei conti la Russia è stata vivace soprattutto nell'atmosfera dello stadio di San Pietroburgo, che ha riabituato ad un pubblico numeroso. Un po' poco per vincere.
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