La squadra vola, la società annaspa tra i debiti di Suning. Il quadro è fosco e da un giorno all'altro può solo peggiorare. In crisi non c'è l'Inter, che sarebbe già grave, ma la sua proprietà, Suning, che sta rischiando il tracollo. E così la situazione per l'Inter (definita la settimana scorsa da Zhang sr «attività irrilevante») diventa gravissima. Ieri, il titolo Suning è stato sospeso alla Borsa di Shenzen, in attesa di un annuncio importante, prima della riapertura della mattina cinese. Due le ipotesi più accreditate: maggior coinvolgimento di Jack Ma, proprietario di Alibaba, già in Suning col 19,99% o intervento diretto dello stato, che prenderebbe il controllo della società, e per conseguenza dell'Inter.
Colpa della pandemia, certo. Ma non può essere solo questo il problema, se è vero che Suning è (era) leader delle vendite online, il settore che più è progredito per conseguenza diretta dei lockdown in tutto il mondo. Senza poter entrare nel merito, è evidente che qualche scelta aziendale importante, è stata sbagliata. Nel frattempo, marzo con le sue scadenze improcrastinabili per l'Inter, si avvicina. Servono 40/50 milioni per fare quadrare i conti. Con i giocatori si può trovare l'accordo, ma l'Uefa non pare intenzionata a deroghe: se i conti non sono a posto, niente licenza per le Coppe 21-22. I soldi quindi servono. L'Inter (Suning) è già esposta con 2 bond, in scadenza 2022, per 375 mln (interessi in scadenza marzo): da Fitch trapela che dall'attuale classificazione BB saranno declassati per l'insolvibilità della proprietà.
BC Partners l'offerta per comprare l'Inter l'ha fatta, respinta. Ma vista la situazione, è ovvio che nessuno degli altri fondi interessanti al club nerazzurro possa assecondare le richieste di Zhang. È la legge del mercato: se devi vendere, il prezzo lo fa chi compra.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.