Effetto Arabia e diritti tv. Le due facce del denaro che spaventano la serie A

Casini, n. 1 della Lega: "È un doping finanziario". Gravina accusa i giocatori: "Seguono solo i soldi"

Effetto Arabia e diritti tv. Le due facce del denaro che spaventano la serie A
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Ora che l'Arabia sta assediando il calcio europeo per reclutare giocatori a suon di denari (il fondo Pif, che ha rilevato il 75 per cento dei quattro club più seguiti del paese, è pronto a investire nello sport ben 80 miliardi), anche l'Italia inizia a preoccuparsi del fenomeno. Che il presidente della Lega Serie A Casini definisce di possibile «doping finanziario» e «da monitorare nel tempo».

Di sicuro il nostro campionato, al netto delle brillanti prestazioni delle nostre squadre di club, rischia di perdere appeal. La stessa Lega ha già deciso per altro di vendere agli arabi 4 edizioni nei prossimi sei anni della Supercoppa italiana che a gennaio 2024 a Riad - città partner molto importante a livello economico anche per il nostro governo - vivrà la prima versione allargata, con 4 squadre partecipanti sul modello già adottato dalla Spagna, un'amichevole di una delle semifinaliste contro una formazione locale per una cifra complessiva «generata» dall'evento di circa 26 milioni.

«Sono relativamente preoccupato, anche perché si va a cicli e quest'anno i risultati delle italiane in Europa sono stati molto positivi - ha aggiunto Casini -. Per ora poi è un mercato che si concentra sui giocatori affermati, pure il presidente dell'Uefa Ceferin ha fatto notare che si trattano spesso giocatori avanti con la carriera. Probabilmente però è il momento di ragionare su forme di salary cap più sofisticate, simili a quelle adottate negli Stati Uniti per le leghe professionistiche. Ma per far questo serve l'Uefa».

«Non è uno spot carino, dispiace che si segua solo il flusso di denaro - ha sottolineato il numero 1 della Figc Gravina -, si sta perdendo il radicamento al territorio e l'appartenenza ai club. C'è un mercato di soggetti che hanno voglia di veicolare sempre di più gli atleti, sganciandoli da impegni contrattuali a fronte di vantaggi economici. Questo fa saltare gli schemi».

L'altro punto dolente è la vendita dei diritti tv del campionato. La Lega ha dovuto spostare di tre giorni (da ieri al 29, assemblea il 3 luglio con l'esito riferito ai club) la chiusura delle trattative private con i broadcaster interessati - al momento solo tre, Sky, Dazn e Mediaset -. E siccome le offerte restano basse rispetto all'oltre miliardo di euro che vorrebbero incassare in via Rosellini, ecco pronta una nuova fase di negoziazione sulle offerte arrivate per il canale della Lega. Certo, il numero di gare poco «appetibili» sta diventando sempre più ampio. «Forse ci eravamo un po' illusi che i risultati delle squadre italiane avrebbero dato un appeal. Ma la domanda che ci dobbiamo porre è se sia giusta la qualità del prodotto che noi offriamo. Su questo dobbiamo fare una riflessione su un progetto molto più ampio e complesso», ha detto ancora Gravina.

E intanto dall'Arabia continuano a corteggiare calciatori della serie A dopo il sì dell'interista Brozovic, vedi Spinazzola, Lozano e persino

Milinkovic-Savic. Ma molti big tra campo e panchina, da Modric a Messi (che ha preferito la Major League statunitense) passando per Allegri e Mourinho hanno declinato l'invito. L'effetto Pif, almeno su di loro, non ha funzionato.

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