Lunedì sera, Gewiss Stadium di Bergamo: diluvia, De Roon e Cutrone ispezionano il campo e il capitano bergamasco scuote la testa, quello lariano spinge perché si giochi. Nel tunnel, le telecamere inquadrano i giocatori ospiti pronti a scendere in campo, Reina calcia per valutare i rimbalzi del pallone.
Anche la comunicazione non verbale conta e l'indomani - nel recupero - è infatti gratificata dalla vittoria sul campo, davanti all'area dei tifosi ospiti in sold out.
Il Como vive dell'entusiasmo del ritorno in A, ma la vittoria che l'ha schiodato dai bassifondi ha anche altre ragioni: come l'approccio tattico di Fabregas, che attira la pressione molto alta dell'avversario per creare ampi spazi alle spalle dei reparti. Soluzione evidente nel secondo tempo di Bergamo, con l'Atalanta ad esaurire la benzina e il Como ad aggredire la gara con 10 undicesimi (staffetta Van der Brempt-Iovine) della squadra che, prima di crollare nel finale, aveva già messo sotto il Bologna. Squadra di Champions, come di Champions è l'Atalanta. Che pure dopo il tracollo interno con il Como si ritrova nel disequilibrato rapporto di secondo miglior attacco di A con contemporanea peggior difesa. L'ottimismo sul Lario cancella anche il rimpianto di non poter più vedere in campo Varane (4 Champions vinte), ritiratosi ieri dal calcio giocato. Il francese ha allungato la lista dei tanti crac fisici di questi primi 45 giorni di stagione: Barella e Mbappé in misura minore, ma poi Ter Stegen, Scamacca Malinovskyi e Rodri.
Perché è un problema europeo, quello degli infortuni e del calcio da calendario in overbooking. Tanto che il 14 ottobre a Bruxelles, leghe e sindacati faranno fronte comune contro la Fifa per il nuovo Mondiale per club, appendice di una stagione con nuova Champions giunta dopo un'estate di Europei e Copa America.
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