La Formula 1 sta bene. Probabilmente non è mai stata così bene come in quest'ultimo periodo. Non c'è paese dove l'audience televisiva non sia cresciuta. Non c'è autodromo che abbia ancora dei biglietti disponibili per i prossimi Gran premi. C'è addirittura la fila di costruttori e organizzatori che vogliono far parte di quello che è diventato più di uno sport. «La Formula 1 è il place to be. Il posto dove essere». Stefano Domenicali è seduto su una miniera d'oro, ma collegato da Francoforte dove ieri sera ha partecipato ad una cena di beneficenza per la fondazione Michael Schumacher, racconta come stia lavorando per non esaurire quel filone. La Formula 1 oggi piace. E no solo alla gente che piace. Piace un po' a tutti. «Abbiamo avuto un aumento di interesse importante tra i giovani e il pubblico femminile. Dal punto di vista commerciale abbiamo sempre più aziende interessate a entrare, così come abbiamo Paesi che si candidano ad ospitare un gran premio, costruttori e squadre pronte ad entrare». Il perché di questo successo è un mix di tanti fattori: «Lo show in pista con gare e campionato combattuti, un grande lavoro sui social, piloti che si rispettano e si danno battaglia e allo stesso tempo sono più aperti verso i tifosi, l'effetto Netflix in certi mercati. La Formula 1 per lo star system è tornato ad essere il posto dove andare. E noi riusciamo ad offrire un prodotto interessante sia dal punto di vista tecnico che da quello dello spettacolo. La nostra piattaforma tecnologica con i motori ibridi e le benzine al 100% ecosostenibili offre una strada alternativa importante per la mobilità del futuro. Per questo molti costruttori entreranno e quasi tutti i produttori di benzine vogliono esserci».
Un prodotto che funziona però non basta. Bisogna continuare a migliorarsi. Domenicali non ha dubbi: «Le gare l'anno prossimo saranno 24. Presto annunceremo il calendario. Continueremo ad avere un mix tra circuiti storici e novità. Prevediamo un terzo di gare in Europa, un terzo nel Far East e un terzo tra le Americhe e il Middle East». Domenicali avverte anche Monza: «La storia non basta. Stanno preparando un grande weekend per celebrare i 100 anni dell'Autodromo. Ma bisogna anche guardare al futuro». Un futuro in cui potrebbero esserci novità sulla Formula dei Gran premi. Sotto esame non ci sono solo le Sprint Race (dovrebbero diventare sei): «Vorrei che, a parte nelle prime prove del venerdì, in ogni sessione ci fosse qualcosa in palio. Vorrei che si andasse in pista a combattere sempre per qualcosa. Le prove libere interessano agli ingegneri e ai piloti, ma meno al grande pubblico. Dobbiamo fare in modo che ogni sessione abbia un valore». Mister Formula 1 come ormai lo possiamo chiamare, chiude invece la porta alle donne. Almeno per ora: «Credo che nei prossimi cinque anni non vedremo una donna in pista. Dobbiamo lavorare perché avvenga, ma avvenga nei modi e con i team giusti. Dobbiamo preparare un percorso che faccia crescere le donne dalla Formula W fino alla F1».
Domani si torna in pista a Spa dopo la figuraccia dello scorso anno. Domenicali si fa il segno della croce guardando quanto le previsioni meteo annunciano per sabato e domenica, ma non crede vedremo delle sorprese per l'entrata in vigore delle nuove direttive sul porpoising: «Non ci saranno stravolgimenti. Il mio sogno è che si arrivi a giocarsi il campionato negli ultimi giri dell'ultima gara, magari senza le polemiche dello scorso anno che comunque non hanno fatto perdere credibilità al campionato. Gli 80 punti di distacco tra Verstappen e Leclerc sono tanti, ma io so come in F1 tutto sia possibile.
Nel 2007 con Kimi abbiamo rimontato 17 punti nelle ultime due gare. Alla Ferrari dico di crederci fino alla fine. Di non mollare perché da qui alla fine potremmo vedere ancora molte sorprese». Lo dice da grande capo, ma anche da uomo che ha sempre una Rossa nel cuore.
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