Fede e Filippo a Londra fra tormentone-sesso e paura degli attentati

Magnini: "Lasciateci i 50.000 preservativi, li useremo tutti". Pellegrini in ansia per i genitori: "Niente metro, solo in taxi"

Fede e Filippo a Londra fra tormentone-sesso e paura degli attentati

Nostro inviato a Londra

«Pellegrini who? Football player?». Una tipica signora inglese, intruppata come tanti nel salone d'attesa dell'aeroporto di Gatwick, sessantina, capelli grigio slavato, faccia simpatica e interrogativa, incuriosita da un groviglio di operatori e giornalisti, non ci ha voluto evitare il classico all'inglese. Stupita, e un po' delusa, che Pellegrini fosse Federica e non un calciatore, si è ritratta in attesa di vedere. Se poi avesse saputo che Fede con il sesso non si astiene, ne sarebbe uscita ancora più insoddisfatta.

Federica Pellegrini è atterrata a Londra, si è presentata all'occasionale pubblico inglese tenendosi mano nella mano con Filippo, l'amore suo che poi è un altro nostro campione, borsa di un noto stilista (per le signore comincia per “c” e finisce per elli) con disegnati i cinque cerchi, maglietta in dotazione dalla Federazione e un'aria tranquilla, rilassata, nemmeno avesse appena fatto all'amore. Giusto per dare una risposta a Gene Gnocchi. Questa storia del sesso che le piace tanto sta intrigando i protagonisti che, sguazzando tra acqua e letto, si divertono anche alle battute. Gene ieri ne ha scritto una niente male: «A Londra definita la suddivisione dei 150mila preservativi: 40 mila sono per la coppia Pellegrini-Magnini». E loro ci stanno. Fanno coppia pure nel giocare con le parole. Federica ci ha messo il guizzo da toccata e fuga, che la dice lunga: «Faremo in modo di usarli tutti». Lui dapprima più guardingo. «Non penso avremo tutto quel tempo». Già, bisogna dosare le prestazioni. Poi più guascone. «Solo 40 mila? Io pensavo tutti i 150 mila, sono egoista».

Arrivati nella terra presunta dello humour, Fede e Filippo si sono subito adeguati prima di cominciare l'avventura. E la vita dura. Pellegrini tranquilla e sorridente, inconsapevole che il suo ex allenatore Philippe Lucas non la veda poi così tanto favorita in questi Giochi, si porta due – tre preoccupazioni sotto traccia. La prima riguarda la vita londinese. Ha letto e capito che qui c'è atmosfera da tutti all'erta: in cielo e in terra. Si sente nell'aria, ci si guarda intorno e si incrociano militari armati di mitraglia, assetto da guerra e da guerriglia. «Tanto diverso da Atene e Pechino, non era così. Prima di partire ci hanno chiesto anche restrizioni nel bagaglio, in quello che dovevamo portare nel beauty, abbiamo capito che non si scherza. E ci siamo organizzati di conseguenza. Comunque, le cose più importanti non sono in valigia».

Piuttosto la preoccupazione punta sui genitori. Ci saranno anche loro. Fede è arrivata in volo direttamente da Verona: pare sia una scaramanzia che l'altra volta, in Cina, portò bene. I genitori seguono. «Ho letto e sentito parlare delle tensioni, ed allora per non avere altri pensieri ho chiesto loro di non prendere la metropolitana. Un bel taxi sarà più dispendioso, però mi sentirò più tranquilla».

Fede non va alla guerra, ma la guerra è tra noi. Anche quella in acqua che affronterà da sabato in poi. «Farò la staffetta solo alla mattina, tanto per abituarmi alla piscina. In caso di finale lascerò il posto». Racconta: «Da quando sono tornata a Verona sono entrata nella mia bolla. Londra l'ho vista solo in aeroporto ma adesso comincia il count down». Appunto detto all'inglese, tanto per abituarsi. Si è già fatta un'idea sulla piscina: «Non credo sia bella come quella di Pechino». Beh, certo, ideata da un architetto di fama ma con le ultime tribune per spettatori dislocate in soffitta, peggio del quarto anello di San Siro (che non c'è…). Ed ora comincia il tempo delle emozioni. Filippo dice che tutto partirà dai cinque cerchi: «Quando comincerò a vederne ovunque». Federica avrà il fremito avvicinandosi alla vasca o passeggiando al villaggio. «Tutti riti da pelle d'oca, anche se sono alla terza olimpiade».

Poi ci saranno i sogni. Guai a far pronostici. Magnini li ha vietati. «Ma i sogni ci sono, ci devono sempre essere. Non bisogna dirli, sennò non s'avverano», replica lei con quel tanto di romantica estasi. Giochi da ragazzi, giochi da campioni. Qui si fa davvero sul serio. Medaglia “si” o medaglia “no” significa cambiare la vita, non solo l'umore. Per il momento la campionessa nostra racconta di aver salutato la sua vasca, di voler evitare pensieri per non scaricarsi e di contare su Filippo. «La sua chiacchiera mi serve, ma se non parla di nuoto mi aiuta».

E lui, poveraccio, è ben disposto alla parte del capitano gentiluomo. Lo ha fatto ieri quando ha lasciato a lei il palcoscenico davanti alle tv, prima di farsi intervistare. Lo ripeterà nei prossimi giorni quando l'Italia nuoterà. «Spero proprio valga la pena guardarci, lo chiedo agli italiani. Fate il tifo per noi tutti, lo sentiremo anche da lontano. Ma quando Federica sarà in vasca per me sarà come entrare in acqua. Farò il doppio delle gare». L'amore non ha limiti, nemmeno confini e magari non fa sentire la fatica di sofferenze doppie. Solo che Federica aspira al regno della diva. Gli inglesi potrebbero scoprirla, in questi tempi manca un po' di pepe femminile nel loro gioco degli eroi olimpici. Fede strizza l'occhio, ma ha imparato qualcosa. «Rispetto le Olimpiadi, non sono spavalda. Anche perché l'unica volta che ci ho provato, ho perso».

In omaggio a questo abbassar di capo, ci sta l'inchino a Valentina Vezzali: domani portabandiera, mentre lei se ne starà al villaggio davanti al

maxi schermo. «Ho sempre pensato che la Vezzali fosse l'unica candidata possibile: è un bel premio alla carriera». Un bel tocco di fioretto: ora i Giochi possono davvero cominciare. Basta un tuffo dove l'acqua è più dorata.

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