Sapete il mio amore per Coppi, che resta là, in cima a tutto e tutti. Ma in quella zona di firmamento ciclistico, in questo immenso planetario fatto di ruote e biciclette pieno di stelle, quella di Felice Gimondi ha una luce purissima. Felice è stato più grande dell'opinione pubblica che non ha mai compreso fino in fondo la grandezza di questo autentico fuoriclasse che si è trovato a dover lottare con il ciclista più vincente non il più grande di tutti i tempi. Felice è stato davvero un atleta di grandissima classe. Un corridore dal temperamento eccezionale, che anche nelle avversità sapeva esaltarsi. Io resto anche convinto che il suo inizio di carriera sia stato troppo veloce. A differenza di Merckx, gli hanno fatto bruciare troppo velocemente le tappe. Non l'hanno fatto crescere come avrebbe meritato, e se fossero stati meno precipitosi, la carriera di Felice sarebbe stata anche più ricca di soddisfazioni. Felice è stato uno dei corridori più grandi di tutti i tempi. Fortissimo sul passo. Fortissimo su ogni terreno. Non era uno scalatore purissimo, ma io l'ho sempre apprezzato per la sua indiscutibile intelligenza. La vittoria iridata sul circuito di Barcellona nel 1973 è il simbolo di forza unito a un grande acume tattico.
Felice quel giorno si trova a disputare una volata a quattro con Merckx, il giovane Maertens il più veloce di tutti e il grande Luis Ocaña. Molti avrebbero curato Maertens, lo sprinter emergente. Felice resta sulla ruota di Merckx, e il gioco è fatto.
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