Ferrari, Vasseur e i tanti addii: "Erano uomini vicini a Binotto"

Forse più che prendere lezioni d'italiano Fred Vasseur dovrebbe farsi spiegare che cosa è realmente la Ferrari

Ferrari, Vasseur e i tanti addii: "Erano uomini vicini a Binotto"

Forse più che prendere lezioni d'italiano Fred Vasseur dovrebbe farsi spiegare che cosa è realmente la Ferrari. Sinceramente, se sei il team principal della Scuderia, non puoi chiederti perché dopo una gara d'esordio simile a un naufragio, ti siano piovute addosso più critiche di quante non ne avessi ricevute in tutta la tua vita motoristica. «Faccio fatica a capire come sia possibile che la squadra diventi un obiettivo da colpire dopo una sola gara», ha detto in un'intervista concessa ad Auto Hebdo, commettendo un altro errore clamoroso. Non puoi rispondere alle critiche ricevute sulla stampa italiana dando un'esclusiva ad un giornale francese.

La Ferrari che viaggia verso l'Arabia Saudita per la seconda gara stagionale è una squadra terremotata dalle fughe e dalle chiacchiere. Come sempre quando a Maranello arriva un corpo estraneo c'è una crisi di rigetto. Capitò anche con Jean Todt che arrivò a togliere la parola in conferenza a chi lo faceva arrabbiare. Da Maranello se ne sono andati più o meno volontariamente Gino Rosato, Jonathan Giacobazzi e soprattutto David Sanchez. In partenza c'è anche Laurent Mekies che saluterà la combriccola a fine anno e non sarà il solo. «È inevitabile ha detto Vasseur ai suoi amici francesi -. Ci sono persone che erano molto vicine a Mattia e che preferiscono andarsene, è una cosa che non mi preoccupa, e ce ne sono altre che possono per un attimo aver temuto per il loro futuro».

Non era arrivato per fare rivoluzioni, ma evidentemente solo per innescare dei terremoti.

Intanto sottolinea di non aver avuto mai tanta autonomia, di andare d'amore e d'accordo con il presidente e con il ceo, di sapere che cosa non ha funzionato in Bahrain. Non ci spera solo la Ferrari, ma tutta la Formula 1 che ha paura di un monocolore verstappeniano.

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