Possiamo dire che Max Verstappen è il primo campione del mondo di Formula 1 nato in provetta. Non in senso letterale ovviamente. Ma è molto probabile che quando papà Jos e mamma Sophie hanno deciso di diventare genitori avessero in mente di mettere al mondo un pilota. E se anche non lo pensavano esattamente mentre facevano quella cosa là, ci hanno poi messo pochissimo a decidere quale strada indicare al bimbo nato il 30 settembre 1997 a Hasselt in Belgio. E sì, perché il primo campione del mondo olandese della storia della Formula 1 in realtà è nato dall'altra parte del confine, come la mamma che di cognome fa Kumpen ed era pilota, nipote di pilota, cugina di pilota. Max ha doppio passaporto, ma si sente olandese fino al midollo e non ha nessun dubbio l'onda arancione che lo accompagna in giro per il mondo come una volta faceva con la nazionale di Cruijff. Oggi Max è più popolare di Máxima Zorreguieta Cerruti d'Orange che poi sarebbe la regina consorte del regno dei tulipani.
È anche strano che il paese dove la bicicletta è una religione oggi abbia come idolo l'uomo più veloce del mondo sulle quattro ruote. Ma l'Olanda aspettava questo momento dal 15 maggio 2016 quando al suo esordio con la Red Bull divenne il vincitore più giovane della storia a 18 anni, 7 mesi e 15 giorni. Da quel momento si era capito che era solo questione di tempo anche se l'esordiente più giovane della storia (17 anni, 5 mesi e 15 giorni) non ce l'ha fatta a diventare anche il campione del mondo più precoce, record ancora detenuto da Sebastian Vettel, campione a 23 anni, 4 mesi e 11 giorni. Max ha compiuto 24 anni a settembre. Viaggia in ritardo sulla sua tabella dei record, ma il suo titolo è comunque storico perché ha interrotto la dittatura Mercedes con sei titoli di Hamilton e uno di Rosberg in sette anni.
Max è stato programmato per diventare campione da due genitori che facevano i piloti e si erano conosciuti in pista con il nonno paterno che gestiva un team di kart e il nonno materno che organizzava gare. Difficile gli venisse in mente di giocare a curling. Per fortuna ha preso da mamma Sophie che sui kart ci sapeva davvero fare. È stata una delle migliori della sua generazione e non solo del Belgio. Papà Jos in Formula 1 ha corso dal 1994 al 2003, 107 gare, miglior piazzamento due terzi posti. È stato compagno di Michael Schumacher alla Benetton, rischiando anche di andare a fuoco durante un rifornimento a Hockenheim nel 1994. Non ha lasciato il segno. Però insieme alla moglie, con cui ai tempi andava ancora d'amore e d'accordo, ha deciso di programmare Max che a scuola era bravo solo in educazione fisica e ha sempre studiato unicamente per diventare pilota. Mamma e papà si sono costruiti il campione in casa. Lo hanno messo su un kart ancora prima che cominciasse a camminare e poi lo hanno accompagnato in tutta la trafila delle serie minori fino al salto triplo che a 17 anni lo ha portato alla Toro Rosso direttamente dalla Formula 3. Helmut Marko quando lo ha visto guidare sul bagnato ha detto: da qui non si muove più e Max è diventato uomo Red Bull dopo che papà aveva provato senza successo a farlo entrare nella Ferrari Academy. Non restare a Maranello forse è stata la sua fortuna. Il resto è stato trovare un team che ha creduto in lui, lo ha protetto, fatto crescere, permesso di sbagliare fino all'ultimo. Dieci anni fa, dopo un incidente stupido sui kart a Sarno, papà Jos non gli rivolse una parola per una settimana. «Doveva capire l'errore». Sabato a Gedda ha rischiato tutto un'altra volta. Questa volta papà si è arrabbiato, ma gli ha parlato.
Come Kelly, la sua fidanzata, che non è una qualunque: è figlia di Nelson Piquet ed ex moglie di Daniil Kvyat, l'ex pilota Red Bull a cui Max ha soffiato il posto. Prima il posto e poi la moglie. Ma questo è un altro discorso. Se non fosse davvero Mad, Max non lo amerebbero così in tanti.
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