Fill scrive la storia in discesa A Paris la coppa della iella

Peter primo azzurro a vincere il trofeo in questa disciplina «Più felice che a Kitzbuehel, ma sono stato anche fortunato»

Fill scrive la storia in discesa A Paris la coppa della iella

Peter Fill ci ha messo un po' a capire di aver vinto, Dominik Paris ci ha messo un attimo a capire di aver perso. La giornata azzurra ha avuto ieri due facce, quella estasiata di chi è riuscito a sfatare un tabù e quella furiosa di chi sa di aver perso sul filo di lana, inciampando nel modo più banale, in una delle curve più facili affrontate in cinque mesi di gare a oltre cento all'ora. E se Fill è stato bravissimo a vincere, Paris ha mostrato di essere un fenomeno anche a perdere, non è da tutti incassare così, prova ne è la fuga di Christof Innerhofer, che in una giornata storica per l'Italia della velocità di cui lui per anni è stato il simbolo, si è defilato dal parterre non partecipando alla festa azzurra.

A dimostrazione, se ancora ce n'era bisogno, che lo sci è uno sport individuale. Si è chiusa così una stagione davvero folle, si è chiusa con Peter dolcissimo nello stringere fra le mani l'unica sfera di cristallo che mancava al nostro sci maschile, quella della discesa. Peter l'ha conquistata grazie ad una grande regolarità, la vittoria di Kitzbuehel ad illuminare il suo inverno e poi un secondo posto, due quarti, un quinto, un ottavo, un nono, due decimi e un undicesimo, dieci gare su undici a punti e una sola casella vuota alla voce Santa Caterina, dove non arrivò al traguardo dopo aver perso uno sci. Ieri l'emozione è stata forte, negli ultimi giorni la tensione in squadra aveva toccato livelli altissimi, la lotta interna fra Peter e Dominik, il discesista più in forma in questo finale di stagione, era snervante. E se la caduta di Paris in prova sembrava aver spianato la strada a Fill, allo stesso tempo lo aveva anche caricato di ulteriore responsabilità, perché a quel punto la coppa poteva perderla solo lui.

Il sorteggio ha da un lato favorito e da un lato svantaggiato l'azzurro: con il numero 22 ieri Peter era l'ultimo a partire, sapeva quindi che dopo la prova eroica ma forse inutile di Paris (finito al 19° posto, quindi senza punti perché alle finali ne guadagnano solo i primi 15) e dopo quella non brillantissima di Jansrud, quarto al traguardo, gli bastava entrare nei primi quindici per segnare i punti necessari a staccarsi da Svindal, con il quale era ancora appaiato in classifica. Missione compiuta: con il decimo posto Fill ha fatto 26 punti, ha raggiunto quota 462, ha lasciato Svindal a 26 lunghezze e, udite udite, Paris a 30. Sì, il premio di consolazione per il gigante della Val d'Ultimo è stato il podio finale della specialità, davanti a Jansrud, finito a pari punti con lui ma con una vittoria contro due, quindi quarto in classifica. Magra consolazione, va bé, ma Paris non è tipo da piangersi addosso. Oggi non sarà al via del superG ed è già tornato a casa, la mente già proiettata alla prossima stagione.

Bravo, così si fa. Bravo anche Fill, per come ha sciato dalla prima all'ultima gara e per come ieri ha gestito una situazione tutt'altro che facile, con la luce che aveva completamente abbandonato la pista per la discesa degli ultimi. Peter, alla fine, è stato bravo anche con le parole: «Sono orgoglioso e frastornato, al traguardo ci ho messo un po' a capire cosa era successo, sono stati gli avversari a darmi la bella notizia. Vincere la coppa di discesa era il mio sogno e questo è il momento più bello della mia carriera, sì ancora più importante di quello vissuto a Kitzbuehel.

Sono stato anche fortunato, lo so, gli infortuni degli altri mi hanno favorito, Svindal o Paris avrebbero meritato questa coppa, ma si sono fatti male, la fortuna stavolta è stata dalla mia, in passato non sempre era stato così».

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