"Firenze vale più di tanti scudetti Anche se Agnelli..."

Giancarlo Antognoni: "L'Avvocato mi voleva alla Juve. Liedholm, Bernardini e Bearzot i miei maestri. Vorrei scoprire il nuovo Antognoni"

"Firenze vale più di tanti scudetti Anche se Agnelli..."

Firenze - I fiorentini lo amano come il David e Ponte Vecchio. La Fiorentina non ha vinto molto nella sua storia, ma da Campo di Marte sono transitati tanti fuoriclasse. Eppure Giancarlo Antognoni è lassù, in testa a questa speciale classifica, per il suo senso di appartenenza a Firenze e alla Fiorentina. Nel suo palmares solo una coppa Italia, mentre con la Nazionale ha vinto il Mondiale impossibile dell'82. Oggi il Capitano festeggerà 60 anni e in Palazzo Vecchio gli verranno consegnate le "chiavi della città". Un gesto simbolico, perché quelle vere ce l'ha da sempre....
Giancarlo, compie 60 anni, ma quanti se ne sente?
«Almeno dieci in meno. Sono sereno e fisicamente mi sento molto più giovane».
Foto della sua infanzia in Umbria
«Sono nato nel comune di Marsciano, provincia di Perugia, ma noi abitavamo in piena campagna a Deruta, sulle sponde del Tevere. Giocavo sull'aia a pallone e vivevo spensierato. E un giorno ci trasferimmo a Perugia. Avevo 8 anni e cominciai a giocare nella Juventina...».
Oddio, per un viola doc come lei, pessimo esordio...
«Sì, ma non avevamo la maglia a strisce...».
Estate 1972, stazione Santa Maria Novella: è cominciato tutto lì.
«Avevo 18 anni, arrivavo da Asti. Il 15 ottobre a Verona il Barone Liedholm mi fece esordire in serie A dicendomi: “Ragazzo, tranquillo, gioca come sai”».
Più importante Bernardini o Bearzot?
«Bernardini all'inizio, fu lui che mi dette fiducia a Rotterdam il 20 novembre '74. Davanti avevamo un'Olanda stellare, guidata da Cruijff. Pressing e fuorigioco alto, ci sorpresero. Bearzot dopo: è lui che mi ha tenuto e difeso per dieci anni in Nazionale. Uomini veri».
Il Mondiale vinto nell'82: il suo momento più bello?
«Una gioia che non si racconta. Anche se purtroppo un po' attenuata dall'incidente rimediato in semifinale con la Polonia. Vidi la finale in tribuna».
L'Avvocato Agnelli è stato il suo corteggiatore calcistico più accanito?
«Lo incontrai a Madrid e a New York in compagnia di Henry Kissinger. Era sempre molto gentile con me. Mi disse: "Caro Antognoni, lei è uno dei pochi che non è mai voluto venire da noi alla Juve..."».
Ha giurato amore eterno a Firenze, ma ha vinto in viola solo una coppa Italia.
«Le vittorie sono belle, perché alzi un trofeo. Ma l'affetto della gente di Firenze è di gran lunga più importante. E ricevere le "chiavi della città" mi regala una felicità impagabile».
Il più grande calciatore affrontato?
«Diego Maradona. E ve lo dice uno che ha incrociato Zico, Platini, Crujjf, Passarella, prima che diventasse viola come me».
Il più grande, invece, con cui ha giocato?
«Al di là dei compagni storici della Nazionale, dico Roberto Baggio. Anche se in una partita sola».
Antognoni oggi dove giocherebbe?
«Il 10 come ero io non esiste più. Forse in un 4-2-3-1 sarei il trequartista dietro la punta».
Perché dopo 12 anni dei Della Valle a Firenze lei e la Fiorentina siete ancora così distanti?
«Da parte mia c'è sempre stata disponibilità totale, ma non è stata mai contraccambiata. Non ho mai avuto un colloquio con la proprietà».
Lei e la Federazione: oggi è dirigente delle nazionali giovanili, dalla Under 15 alla 19. Che stimoli le regala questa avventura?
«Vedere progredire questi ragazzi che dopo diventano adulti in Nazionale A:. Insigne, Destro, Balotelli, Florenzi, Paloschi, El Shaarawy... Dopo il Mondiale mi piacerebbe poter accompagnare l'avventura del mio amico Prandelli».
Il campionato è già vinto dalla Juve?
«Salvo terremoti sì. La Roma però è stata una bella sorpresa, mentre Napoli e Fiorentina hanno consolidato la loro posizione. Milan e Inter le delusioni. Complimenti alla politica dei giovani di Verona, Atalanta e Parma».
L'italiano più forte?
«Nonostante l'età stravedo ancora per Totti e Buffon, che mi ricorda Dino Zoff come capitano. Tra gli emergenti Destro, Verratti, De Sciglio, Gabbiadini, Bonaventura e Scuffet».


Il sogno personale?
«Aprire a Firenze una sorta di accademia del calcio: sono fissato con i giovani. Magari per trovare un nuovo Antognoni...».
E Firenze cos'è per lei?
«La città più bella del mondo. E la Fiorentina è l'amore di una vita».

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