In fondo il tennis è un po' come salire sulle montagne russe, non è che tutto funziona uguale. E poi ci sono momenti della carriera: per dire, Jannik Sinner ha detto che lui ha ancora una montagna da scalare, mentre Fabio Fognini la montagna la sta prendendo in discesa. Ma sempre senza freni.
Ieri Roma era in fibrillazione fin dal primo mattino: al Foro si sono mischiati tifosi delle racchette con quelli del calcio, e il pienone comunque assicurato diventa un record: 36.803 spettatori in un giorno. E poi c'è Sinner contro Fognini, per la prima volta: la battaglia generazionale, il nuovo e il vecchio che poi a metterli insieme uscirebbe uno con colpi fantastici e la testa da numero uno. O, chissà il contrario, non si può mai dire. Per cui meglio averli così: uno contro l'altro.
Ore 7 della sera: eccoli sul Centrale. Prima di ieri si erano visti sullo stesso campo solo in coppa Davis, ma erano dalla stessa parte. «Mi ha dato un sacco di consigli importanti diceva Sinner alla vigilia -: se quella volta ho giocato bene è anche merito suo». Questa volta, ovviamente, non era il caso: a 35 anni (il 24 maggio) uno come Fognini ha solo da temere il confronto. A 20, si sa, dicono che non hai ancora la testa giusta. Succede tranne poi se incontri uno che pensa già come un trentacinquenne.
L'inizio però è un po' con la tremarella nelle gambe: i primi 5 punti sono tutti di Fognini, in fondo lui di situazioni così le ha già vissute chissà quante volte. Ed è quello che nel tennis spesso fa la differenza. Poi il vento gira: Jannik comincia a picchiare duro e vola 6-2 quasi senza accorgersene. Fabio si lamenta di se stesso e della chiamata dell'arbitro, ma questo fa parte di lui. Al sua angolo Flavia (Pennetta) e Corrado (Barazzutti) cercano di tenerlo tranquillo, mentre Sinner intanto non si scompone: infila un passante magico sull'1-1 del secondo set, roba che ti farebbe sentire un po' più vecchio se tu non fossi però che non s'arrende mai.
Comincia lo show e tra break e controbreak, una racchetta spaccata e colpi meraviglia, Fognini si prende il set 6-3, com'è giusto che sia, anche per noi che stiamo a guardare. Si va al terzo, adesso è battaglia, «e mo' chi tifiamo?» si legge su un cartello in tribuna.
Risposta non facile, visto come giocano entrambi. Anche per loro, che infilano una serie di servizi persi. Così alla fine vince Sinner (6-2, 3-6, 6-3) e avanza agli ottavi. E il buffetto finale di Fabio è il passaggio inevitabile di un'eredità da conservare con cura.
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