Luciano Spalletti si avvicina lento, ha in testa uno zucchetto di lana nero e uno zainetto sulle spalle. Stringe la mano alla moglie di Miha che gli va incontro con un sorriso che dissimula il dolore, forse nel tentativo disperato di esorcizzarlo. Lo stesso sorriso la signora Arianna Mihajlovic lo donerà a ognuno delle centinaia di persone che ieri hanno fatto la fila nella camera ardente al Campidoglio per l'ultimo saluto a Sinisa. Tra loro la premier, Giorgia Meloni, che abbraccia empaticamente Arianna e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che le bacia rispettosamente la mano. Sulla bara le sciarpe di tutte le squadre dove Miha ha dispensato calcio facendosi apprezzare come uomo. Nonostante il suo carattere, certo non facile, sicuramente non avvezzo ai compromessi, alle piccinerie di un mondo che la «sportività» la predica bene ma poi la razzola male.
Arriva anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che butta lì una frase che dovrebbe far riflettere: «Bisogna approfondire alcune malattie che potrebbero essere legate al tipo di stress, di cure e trattamenti che venivano fatte in passato sui campi di calcio».
Oggi i funerali alle 11 nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Piazza Esedra.
Il sagrato sarà strapieno. Di lacrime. E applausi. Anche se, il silenzio, sarebbe mille volte più significativo.Ci sarà anche tutta la squadra del Bologna, compreso chi qualche mese fa esonerò Sinisa ripiombato nell'incubo della malattia.
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