Formula 1, Vettel: "La morte di Marchionne non ci ha condizionati"

Secondo il campione tedesco, la morte del manager non ha avuto ripercussioni sulla squadra: perché è sfumato così in fretta il titolo allora?

Formula 1, Vettel: "La morte di Marchionne non ci ha condizionati"

Sebastian Vettel tira le somme di questo 2018 ormai alle spalle, pieno di rimpianti soprattutto dei tifosi Ferrari. Un campionato promettente, iniziato rispetto dal passato senza l’affanno di un mezzo non all’altezza degli avversari: bruciato però come un fuoco di paglia nella sessione autunnale.

La morte di Marchionne è stata vista da molti come una possibile causa della debacle della Rossa, iniziata in pratica con il ritiro di Vettel nel Gran Premio di Germania, pochi giorni prima della tragica notizia. Una crisi interna dovuta alla mancanza di leadership improvvisa che ha creato un certo scompiglio, palpabile e visibile in alcune scelte quantomeno discutibili (si veda il siluramento di Raikkonen al GP di Monza), ma che secondo il campione tedesco non ha inficiato il lavoro complessivo del team.

L’impatto è stato “Grande per tutta la Ferrari, ma non credo che abbia avuto ripercussioni su ciò che succedeva in pista”, così ha dichiarato Vettel al Corriere della Sera.

“Tutto quello che facciamo avviene in maniera automatica, tutti sanno quello che devono fare. Gli sviluppi, per esempio, erano stati programmati da tempo. È stata una tragedia, ma non è esatto sostenere che dopo la morte del presidente il campionato si è messo male”.

Il campione di Heppenheim non ha mancato di sottolineare come quando una sola persona lascia o arriva, i problemi non compaiono o si risolvono immediatamente: innegabile in moltissimi casi, ma opinabile in una situazione come quella di Maranello, dove l’ex presidente di fatto tesseva moltissimi fili all’interno della Scuderia.

Basti ricordare la scelta di LeClerc, della Ferrari Academy, dell’Alfa Romeo Sauber e del tessuto politico che il manager di Chieti aveva intrecciato con la FIA: dalla sua scomparsa la Ferrari non ha avuto la forza necessaria per sporgere reclamo verso situazioni quantomeno equivoche (si vedano i famigerati fori nei mozzi Mercedes), tantomeno la rapidità di prendere decisioni velocemente quando la situazione interna si è palesata problematica.

La dipartita in questi giorni di Massimo Rivola (responsabile di Ferrary Driver Academy a cui si deve la scoperta di LeClerc), l’arrivo di Mekies dalla FIA e di una ventilata terza figura tra Binotto e Arrivabene, sono segnali di una Ferrari che muta nuovamente quando stava trovando stabilità e prestazioni. Il tutto mentre la presenza dell’A.D. Camilleri risulta quantomeno lontana anni luce da quella di Marchionne.

Intanto si è conclusa oggi la due giorni di test ad Abu Dhabi riguardante gli pneumatici 2019 chiesta da Pirelli: primi giri di Giovinazzi e Raikkonen da piloti ufficiali Alfa Romeo Sauber, ma soprattutto Charles LeClerc in Rosso.

Il pilota monegasco ha chiuso la classifica davanti a tutti, con un vantaggio di 4 decimi sul tempo fatto registrare ieri da Vettel, lasciando Bottas a quasi un secondo.

Niente su cui fare eccessive elucubrazioni, ma l’ultimo regalo di Marchionne alla Ferrari e ai tifosi è arrivato al momento giusto: quello che permettere di cullare un nuovo sogno, in questi mesi di pausa dalla prossima stagione 2019.

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