Per quanto dona, qualche volta lo sport distrugge. Ce lo ha ricordato Daniele Garozzo nel lungo post in cui saluta la scherma e lo sport agonistico. Proprio lui, campione del fioretto e studente campione laureato in Medicina e chirurgia con 110 e lode nemmeno un anno dopo aver conquistato l'argento a Tokyo. Un argento a far compagnia all'oro di Rio 2016, a uno europeo e ad altre medaglie. Un campione con la classe e con il cuore, perché lo sport insegna che senza il cuore non si vince. Campione capace di infilare avversari ed infilzare pigne di libri. Ma se il cuore dice no, tutto si ferma: nelle gare e nella vita. Garozzo si è dovuto fermare alla vigilia dei Giochi di Parigi, dove contava di vivere l'ultima grande avventura poiché, in agosto, gli anni diventeranno 32 e gli impegni professionali premono. Peccato non abbia potuto decidere lui, ma il suo cuore. «Il mio cuore infortunato», ha scritto senza giri di parole. «Decisione che accetto con serenità perché ho avuto la fortuna di vivere una straordinaria avventura nel mondo dello sport». Se chiudo gli occhi, ha raccontato, mi vedo ancora nella palestra di Acireale a tirare milioni di stoccate. Garozzo dalla sua cittadina ha preso il volo per allinearsi alle imprese dei grandi moschettieri del fioretto. Sulle pedane ha trovato pure l'amore. Sono state le visite mediche di idoneità a strappargli il biglietto per Parigi. Peccato! Lo sport ci ha raccontato i problemi di cuore di Domenico Fioravanti, campione del nuoto, e di altri atleti. Talvolta invece il cuore ha colpito duro.
E, allora, diciamo che lo sport ha voluto bene a Garozzo fino all'ultimo. «Daniele è una icona. Ha dato una lezione sulla prevenzione cardiaca», dice Paolo Azzi, presidente della federscherma. Appunto: proprio le icone servono da esempio. Garozzo ha vinto ancora.
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