''Ubriaconi, omosessuali, adulteri, bugiardi, fornicatori, ladri, atei, idolatri: l’inferno vi sta aspettando. Pentitevi! Soltanto Gesù può salvarvi'' sono le frasi pubblicate su Instagram dalla stella del rugby australiano, Israel Folau, cristiano pentecostale, membro delle Assemblee di Dio, non nuovo ad esternazioni anti-gay sui social.
Delle dichiarazioni che potrebbe pagare a caro prezzo e che hanno portato all'apertura di un procedimento disciplinare nei suoi confronti. Un audizione, durata solo dieci minuti con i vertici federali ''aussie'' a termine della quale è stata diffuda una lunga nota: ''Mentre Israel ha diritto alle sue convinzioni religiose, il modo in cui le ha espresse è incoerente con i valori dello sport. Vogliamo chiarire che non parla per il rugby con i suoi recenti post sui social. Abbiamo chiarito a Israel formalmente e ripetutamente che qualsiasi post sui social media o commenti che siano in qualche modo irrispettosi verso le persone a causa della loro sessualità si tradurranno in azioni disciplinari. In assenza di fattori attenuanti convincenti, è nostra intenzione rescindere il contratto''.
La federazione ha dato all'estremo, finalista della Coppa del Mondo a 13 nel 2008 e a 15 nel 2015, 48 ore di tempo per contestare una notifica di violazione del codice di condotta, altrimenti dovrà dire addio alla squadra.
Tuttavia nella giornata di domenica, Folau ha lasciato intendere di non volersi scusare per le sue frasi omofobe e intolleranti, dichiarando al Sidney Morning Herald di essere pronto a vivere senza rugby: "Ora vivo per Dio, qualsiasi sia il suo volere, che sia continuare a giocare oppure no, sono felice di fare quello che lui vuole'', parole che a questo punto sembrano allonanarlo sempre più dai Wallabies.Segui già la nuova pagina Sport de ilGiornale.it?
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