Geniale, folle e appassionato. Molto più che mangia allenatori

Imprenditore, poi presidente a Venezia e Palermo. Record di esoneri, ma quanti talenti scoperti: da Toni e Ilicic a Dybala

Geniale, folle e appassionato. Molto più che mangia allenatori

A dispetto o in perfetta sintonia con le sue origini, Sivigliano del Friuli, un paesino con due strade, bassa friulana, dov'era nato 80 anni prima, Maurizio Zamparini è stato un terremoto di uomo, nel lavoro e in particolare nel calcio dove ha lasciato tracce inconfondibili. Si è spento ieri, nella notte, in una clinica di Cotignola (Ravenna), dove era ricoverato in seguito a un intervento chirurgico di peritonite con complicazioni che avevano reso inevitabile il trasporto in terapia intensiva prima di un ritorno a casa. Geniale nell'imprenditoria (lanciò il marchio emmezeta nel settore della grande distribuzione), competente nel calcio dove ha collezionato memorabili successi prima a Venezia (due promozioni in serie A oltre allo storico abbinamento con Mestre) e poi a Palermo (dal 2002 al 2018 realizzando piazzamenti in coppa Uefa ed Europa league e finale di coppa Italia persa con l'Inter), imprevedibile nelle decisioni, spesso accelerate dall'ira funesta con cui ha licenziato e riassunto dirigenti (Walter Sabatini, Beppe Marotta, Rino Foschi) e allenatori (se ne contano addirittura 65 tra i due club). Strepitoso, in tal senso, l'omaggio di Francesco Guidolin, uno degli allenatori passati nel frullatore di Zamparini. Ha scritto in un post telegrafico: «Dal martedì alla domenica, il miglior presidente!».

Tutto questo è stato Maurizio Zamparini, spesso ospite polemico e disinvolto di talk sportivi e autore di scontri all'ultimo insulto con agenti, calciatori e giornalisti che ne hanno lodato i successi e scartavetrato la pelle in occasione del suo lento, malinconico declino, culminato con l'arresto prima, poi con il fallimento del Palermo costretto a ripartire dalla serie D. Anche nelle amicizie che contano, aveva avuto fiuto: ai tempi del Venezia promosso con Novellino e Prandelli allenatore, era diventato sodale del professor Cacciari, sindaco della città, quando si trasferì a Palermo (acquistandolo da Franco Sensi, presidente della Roma), divenne inseparabile con Pietro Grasso, magistrato e poi presidente del Senato, tifosissimo dei rosanero.

Indiscutibile il fiuto nello scegliere i calciatori dei quali diventava anche consigliere personale. Maurizio Zamparini debuttò a Venezia dando ospitalità e palcoscenico a Recoba, il gioiello di casa Moratti, completò la collezione di gioie a Palermo con una striscia di campioni che oggi potrebbero comporre uno squadrone in Champions league. Pensate soltanto ai portieri Sirigu e Sorrentino, ai difensori Zaccardo, Barzagli, Balzaretti, Kjaer, Grosso, ai centrocampisti Corini, Vasquez, Pastore, ai fantasisti Dybala e Ilicic, agli attaccanti Amauri, Belotti, Cavani, Toni. Probabilmente ne mancheranno molti altri. Quando si è esaurita la vena magica dello scopritore di talenti, con successive ricche plusvalenze, il Palermo è precipitato in una crisi finanziaria profonda che l'ha portato al fallimento e all'arresto.

Tra i tanti aneddoti se ne racconta uno in particolare che testimonia il temperamento dell'uomo, capace di bruciare sul tempo la concorrenza. Da un colloquio riservato con Carlo Ancelotti, aveva ricavato la notizia della presenza di un promettente attaccante argentino, tale Paulo Dybala, dalle caratteristiche «simili a quelle di Montella». Zamparini non perse tempo: prese il telefono, chiamò il suo ds e gli affidò l'incarico. «Se entro due giorni non lo portate a Palermo vi licenzio tutti» minacciò. Negli uffici del Palermo calcio sapevano che non erano soltanto parole. Appena vide all'opera, per la prima volta in allenamento, Javier Pastore, oggi 32 anni, emozionato dalla classe purissima dell'argentino, si sciolse in lacrime, episodio documentato da una foto scattata da Walter Sabatini, il ds dell'epoca. Oltre a capirne di calcio, lo amava proprio e godeva dei suoi successi, specie se abbinati a esibizioni stilistiche convincenti. Di qui spesso i dissidi con i suoi stessi allenatori, prima scelti, poi coccolati, quindi contestati e infine esonerati brutalmente. Tenne a battesimo il primo Rino Gattuso allenatore liquidandolo dopo poche domeniche, con Stefano Pioli addirittura centrò il record italiano, esonerandolo prim'ancora che cominciasse il campionato 2011.

Dalla prima moglie ha avuto quattro figli, dalla seconda, Laura Giordano, il figlio prediletto Armandino, spentosi all'età di 23 anni a Londra, dopo il primo giorno di lavoro, nell'ottobre scorso.

È stata la pugnalata che ha spaccato il cuore di Maurizio Zamparini, ridotto da quel giorno terribile al silenzio più cupo e alla depressione. Lui che era un vulcano di idee, di progetti, di cambi d'umore e di furiose passioni.

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