Gigi Riva compie 75 anni: il ritratto della leggenda del Cagliari

Rombo di Tuono festeggia 75 anni, il mito che trascinò il Cagliari alla conquista dello scudetto

Gigi Riva compie 75 anni: il ritratto della leggenda del Cagliari

Il calcio italiano celebra oggi una delle sue leggende, Gigi Riva compie 75 anni.

Non è stato solo un giocatore, forse il più grande italiano di sempre, ma è stato un vero e proprio simbolo. E' stato Giggirriva come lo chiamavano in Sardegna, il più trasversale degli eroi del nostro calcio, adorato a Cagliari come in tutta Italia negli anni '60 e '70.

Gianni Brera l’aveva soprannominato Rombo di Tuono e non vi è definizione migliore per raccontare il suo modo di giocare, l’attesa che precedeva un suo tiro, sempre di sinistro, il suo piede magico. Era un combattente nato, come non se ne vedono più sui campi di oggi, il più grande attaccante della sua generazione, quello dal repertorio tecnico e atletico più fulgido, il più dirompente, il più efficace in area di rigore. Decise tuttavia di ritirarsi ancora giovane, a poco più di 31 anni, penalizzato dai gravi infortuni dopo 156 gol in Serie A ed esserne stato tre volte capocannoniere (1967, 1969 e 1970). 35 invece le reti in Nazionale su 42 partite dove è ancora oggi il più grande marcatore della storia con la maglia azzurra: protagonista assoluto di una partita epocale, quell’Italia-Germania 4-3 ai Mondiali di Messico ’70.

Proprio in queste settimane in cui il Cagliari di Rolando Maran e del presidente Tommaso Giulini si ritrova ai piani alti della classifica diventa inevitabile sfogliare l'album dei ricordi fino a tornare a quel Cagliari che, solo contro tutti, vinse il suo unico e storico scudetto nel 1969-70. In quella squadra, c’erano Ricky Albertosi e Domenghini, Cera e Nenè e Gigi Riva ne era il cannoniere, la bandiera, il simbolo. Quel ragazzo di Leggiuno che aveva trascinato con i suoi gol il Cagliari dalla Serie B fino ad un memorabile scudetto. E quando era all'apice della carriera decise di entrare nella leggenda rifiutando un assegno in bianco della Juventus pur di rimanere a Cagliari.

Un campione, un uomo d'altri tempi, l'indimenticabile numero undici del calcio italiano che si concesse il lusso più grande, quello di poter scegliere col cuore, rifiutando i soldi e il fascino della maglia bianconera. Scelse Cagliari e la Sardegna, quella che definì ''la mia terra'' senza pensare ai milioni o alla gloria. Scelse di diventare un modello, un riferimento, una bandiera per un intero popolo. Scelse la vera gloria.

Una decisione di cui non si pentì mai come lui stesso ha sempre ricordato: ''Avrei guadagnato il triplo. Ma la Sardegna mi aveva fatto uomo. Era la mia terra, ero arrivato dall’età di 18 anni. Volevo lo scudetto per la mia terra e ce l’abbiamo fatta. Noi banditi e pastori''.

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